by Redazione | 23 Novembre 2022 13:19
Con una stima di 700 milioni di turisti che hanno viaggiato all’estero tra gennaio e settembre, ovvero più del doppio (+133%) del numero registrato nello stesso periodo nel 2021; un volume che equivale al 63% dei livelli del 2019 il settore dei viaggi si avvìa a raggiungere il 65% del suo livello pre pandemico.
È il pre consuntivo tracciato dal World Tourism Barometer dell’Unwto che conferma gli scenari che gli stessi analisti dell’organizzazione mondiale del turismo avevano delineato al termine della stagione estiva. Risultati favoriti dalla forte ripartenza della domanda repressa nel periodo emergenziale, dal miglioramento dei livelli di fiducia e dalla revoca delle restrizioni in un numero crescente di destinazioni. Unica “mosca bianca” risulta ancora la Cina, mercato praticamente chiuso al turismo internazionale e che quindi stenterà a veder la luce anche nel primo periodo del 2023.
Evidenziando la velocità con cui il settore si è ripreso dalla peggiore crisi della sua storia, l’ultimo Barometro Unwto rivela inoltre che gli arrivi mensili sono stati del 64% inferiori ai livelli del 2019 nel gennaio 2022 e hanno raggiunto il -27% a settembre. Solo nel terzo trimestre del 2022 sono stati registrati circa 340 milioni di arrivi internazionali, quasi il 50% del totale di nove mesi.
Ed è l’Europa che continua a guidare la ripresa del turismo internazionale. La regione ha infatti accolto 477 milioni di arrivi internazionali nel periodo gennaio-settembre 2022 (pari al 68% del totale mondiale), raggiungendo l’81% dei livelli pre-pandemia. Un volume che è risultato più del doppio rispetto al 2021 (+126%) con risultati sostenuti dalla forte domanda intraregionale e dai viaggi dagli Stati Uniti. L’Europa ha registrato una performance particolarmente robusta nel terzo trimestre, quando gli arrivi hanno raggiunto quasi il 90% dei livelli del 2019.
Allo stesso tempo, il Medio Oriente ha visto gli arrivi internazionali più che triplicati (+225%) su base annua nel periodo gennaio-settembre 2022, salendo al 77% dei livelli pre-pandemici. Mentre Africa (+166%) e Americhe (+ 106%) hanno registrato anche una forte crescita rispetto al 2021, raggiungendo rispettivamente il 63% e il 66% dei livelli del 2019. In Asia e Pacifico (+230%) gli arrivi sono più che triplicati nei primi nove mesi del 2022, riflettendo l’apertura di molte destinazioni, tra cui il Giappone a fine settembre. Tuttavia, gli arrivi in Asia e nel Pacifico sono rimasti dell’83% al di sotto dei livelli del 2019. E come già segnalato la Cina, mercato di origine chiave per la regione, è ancora al palo.
Diverse sottoregioni del mondo, poi, hanno raggiunto l’80-90% dei loro arrivi pre-pandemia nel periodo gennaio-settembre 2022: in particolare l’Europa occidentale (88%) e l’Europa del Mediterraneo meridionale (86%) protagoniste di una ripresa più rapida verso i livelli del 2019. Anche i Caraibi, il Centro America (entrambi 82%) e il Nord Europa (81%) hanno registrato ottimi risultati.
Mentre ci sono destinazioni che hanno riportato addirittura arrivi superiori ai livelli pre pandemia come Albania, Etiopia, Honduras, Andorra, Porto Rico, Repubblica Dominicana, Colombia, El Salvador e Islanda. Nel solo mese di settembre, poi, diverse aree hanno fatto registrare arrivi che hanno superato i livelli pre Covid, vedi il Medio Oriente (+3% rispetto al 2019) e Caraibi (+1%).
Nel frattempo, alcune destinazioni hanno registrato notevoli aumenti delle entrate del turismo internazionale nei primi sette-nove mesi del 2022, tra cui Serbia, Romania, Turchia, Lettonia, Portogallo, Pakistan, Messico, Marocco e Francia. La ripresa può essere osservata anche nella spesa turistica in uscita (versante outgoing) dai principali mercati di origine, con forti risultati dalla Francia, dove la spesa ha raggiunto il -8% fino a settembre, rispetto al 2019. Altri mercati che hanno registrato una forte spesa nei primi sei-nove mesi del 2022 sono stati la Germania, Belgio, Italia, Stati Uniti, Qatar, India e Arabia Saudita.
Nell’Unwto Tourism Recovery Tracker è stata poi, certificata anche una robusta richiesta di viaggi aerei e di sistemazioni alberghiere: accresciuta la capacità di posti aerei sulle rotte internazionali (misurata in posti-chilometro disponibili ) nel periodo gennaio-agosto che ha raggiunto il 62% dei livelli del 2019, e con l’Europa (78%) e le Americhe (76%) che hanno registrato i risultati migliori. La capacità aerea sulle rotte domestiche, su scala mondiale, è salita all’86% dei livelli del 2019, con il Medio Oriente (99%) che ha praticamente raggiunto i livelli pre-pandemia (fonte Iata). Nel frattempo, i tassi di occupazione globale degli hotel hanno raggiunto il 66% a settembre 2022. L’Europa ha aperto la strada con livelli di occupazione molto performanti al 77% nel settembre 2022, dopo aver raggiunto tassi del 74% a luglio e agosto.
Le Americhe (66%), il Medio Oriente (63%) e l’Africa (61%) hanno registrato tassi di occupazione superiori al 60% a settembre. Per sottoregione, l’Europa del Mediterraneo meridionale (79%), l’Europa occidentale (75%) e l’Oceania (70%) hanno mostrato i tassi di occupazione più elevati nel settembre 2022.
Ed ora, per il mondo dei viaggi, sempre secondo gli analisti dell’Unwto, deve fare i conti con uno nuovo contesto economico assai complicato: inflazione elevata, forte aumento prezzi dell’energia, guerra in Ucraina, peseranno sull’ultimo trimestre dell’anno. Il più recente sondaggio condotto dal gruppo di esperti del turismo dell’Unwto mostra un calo della fiducia livelli degli ultimi quattro mesi del 2022. Nonostante le crescenti sfide che indicano un rallentamento del ritmo di ripresa, i ricavi delle esportazioni dal turismo potrebbero raggiungere 1,2-1,3 trilioni di dollari nel 2022, un aumento del 60-70% rispetto al 2021, ma ancora lontano dai livelli pre-covid del 2019 quando si erano toccati 1,8 trilioni di dollari.
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