by Anna Muzio | 11 Dicembre 2019 7:00
Ospitalità calorosa, enogastronomia robusta, paesaggi naturali meravigliosi e selvaggi e una cultura forte, custodita gelosamente e sopravvissuta a dominazioni secolari grazie alla tempra di questa gente. La Serbia, Paese balcanico senza sbocco sul mare, cuore della dissolta Jugoslavia con i cui “pezzi” mantiene rapporti ambivalenti, “da ex-amanti” come ci suggerisce la nostra guida Maja, è arrivata al turismo recentemente. Anche perché è l’ultimo Paese europeo ad avere subito un bombardamento, da parte della Nato vent’anni fa, dal 24 marzo al 10 giugno 1999.
Oggi molti conoscono Belgrado, ma noi cominciamo il nostro tour dal secondo aeroporto di Serbia, Niš, nel sud-est. Da qui procediamo in pulmino per Vrnjacka Banja, una città termale nota già in epoca romana per le sue sette sorgenti d’acqua con proprietà benefiche. Lungo la promenade e i giardini si affacciano le ville delle famiglie che in ogni epoca venivano qui a curarsi. Veniamo accolti in hotel – uno dei sei della catena Zepter, quattro in Serbia e due in Bosnia Erzegovina – con quell’ospitalità schietta, unita al desiderio di fare conoscere le proprie tradizioni e i prodotti locali, che troveremo in tutto il viaggio.
Ci viene offerto da due ragazzi in costume tradizionale il pane serbo “Pogaca” da intingere nel sale, miele e acquavite di prugna. Un massaggio rilassante, sauna e un bagno nella piscina dell’albergo termale e la cucina gourmet ma light dello chef Dražen Jakopovic ci fanno scrollare di dosso il viaggio. Vrnjacka Banja è una buona base anche per esplorare i sontuosi monasteri ortodossi di Goc, Žica, Lazarica Veluce e Studenica.
Nel Paese ce ne sono 230, solo la Russia ne può vantare di più. Il più antico è del IX secolo. Dopo un ottimo pranzo e una degustazione all’enoteca Grabak, giovane produttore di vini che sta sperimentando soprattutto con i vitigni locali come il Prokupaz, ci dirigiamo allo splendido monastero femminile di Ljubostinja in cui otto religiose anziane vivono pregando e producendo miele, candele e acquaviti. Dedicato alla vergine e fondato nel 1388 dalla principessa Milica che aveva perso il marito Lazzaro in guerra, contiene tracce degli affreschi originali e una magnifica parete di icone.
Il giorno seguente ci spostiamo a ovest nella regione di Zlatibor e del Parco Nazionale Tara. Facciamo base al Zepter Hotel Drina di Bajina Basta, un confortevole e moderno 4 stelle con 73 camere. La regione è un paradiso per gli amanti della natura con vari sentieri e possibilità di hiking e rafting sui fiumi. Superba è la vista dall’alto da Banjska Stena su fiume Drina, che segna gran parte del confine con la Bosnia. Nella bella stagione sono un must le crociere sul fiume che consentono di vedere le pittoresche (e fotografatissime) case galleggianti dei pescatori di colori accesi. La più famosa è costruita su una roccia che emerge dal fiume quando il livello dell’acqua è più basso.
Per chi preferisce la terraferma c’è invece il percorso “a otto” del trenino d’epoca Sargan 8 che percorre 20 chilometri della rotta che da Belgrado portava a Sarajevo. Inerpicandosi sulle montagne il viaggio offre panorami naturalistici mozzafiato. Molto praticata è la pesca, trote e pesci persici del fiume. A Villa Drina, edificio liberty degli inizi del Novecento sempre della catena Zepter, si mangia in un ristorante con terrazza a picco sul fiume pesce affumicato in zona, in una grotta con il metodo antico dei fuochi accesi davanti all’entrata.
Quanto alle acquaviti, si può seguirne la produzione alla distilleria BB Klekovaca, una delle più antiche di Serbia, che ne propone 18 tipologie. Da provare quella al lampone, mentre la più tipica è a base di prugna e ginepro. Dopo spa e natura non resta che dirigersi verso la capitale, Belgrado, asso pigliatutto del turismo, che è diventata negli ultimi anni meta ambita per i city break. Qui c’è davvero tutto ciò che può offrire una capitale europea: dal divertimento alla cultura, dall’enogastronomia alla storia. Soggiorniamo all’Hotel Zepter Belgrado in zona centrale, un aparthotel con 32 camere.
Per cena una buona opzione sono i localini lungo il Danubio a Zimun, che spesso propongono un gustoso intrattenimento musicale: il nostro gruppo è accolto da una versione balcanica di “Bella Ciao”. L’hotel organizza visite a tema della capitale: visite al quartiere trendy Savamala dove svettano i primi edifici completati del nuovo Waterfront “à la Dubai” e del centro città, ma anche escursioni in kayak sul fiume, il tour gastronomico “mangia come Tito”, per scoprire le ricette preferite del compianto Josip Broz, il corso di cucina che inizia con gli acquisti al mercato e termina nella cucina di una famiglia belgradese o la degustazioni di vini, ovviamente serbi.
Interessante la visita al piccolo museo dedicato a Nikola Tesla, il “papà” del wifi, mentre gli amanti dell’arte moderna possono visitare l’appena ristrutturato Muzej Savremene Umetnosti, il museo d’arte contemporanea di Belgrado (la mostra di Marina Abramovic termina il 20 gennaio) e la galleria Museo Zepter con una raccolta di artisti dell’ex Jugosavia (in mostra Marko Crnobrnja fino al 22 dicembre).
SPOPOLA LA MODA DEI CITY BREAK. Sono sempre di più gli italiani che viaggiano in Serbia. Secondo l’ufficio statistico della Repubblica di Serbia, gli arrivi italiani nei primi nove mesi dell’anno sono stati 40.693, il +2% rispetto al 2018. Sono numeri costantemente in crescita dal 2016. I pernottamenti sono stati 90.383, con una permanenza media pari a 2,2 notti e un market share del 3%. Il flusso turistico registrato in generale segna un +5,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e conferma che la maggior parte dei turisti sceglie un viaggio city break a Belgrado, che raccoglie oltre un quarto dei flussi totali, flussi interni compresi, senza disdegnare la dinamica Novi Sad, la prima città di un Paese candidato all’ingresso nella Ue a ottenere il titolo di Capitale europea della cultura per il 2021.
I turisti stranieri nei primi nove mesi del 2019 sono stati 1.403.673, un decimo dei quali provenienti dalla Cina, primo Paese straniero rappresentato davanti alla vicina Bosnia, a Germania e Turchia. Anche se gli italiani si concentrano nel mese di agosto, la Serbia punta a proporsi come destinazione dove viaggiare tutto l’anno. A settembre 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018 c’è stato un incremento del 10% degli arrivi di turisti stranieri e del 16,5% dei pernottamenti di stranieri. L’ente del turismo punta oltre che sui city break a Belgrado e Novi Sad, ai tour tra monasteri e fortezze, alle crociere lungo il Danubio, ai soggiorni nelle spa (scelte da 2.278.227 turisti nei primi nove mesi del 2019) e nei resort di montagna (che hanno accolto1.875.747 turisti).
VOLI GIORNALIERI DA ROMA E MILANO. Air Serbia (in codeshare con Alitalia) collega l’Italia a Belgrado tutti i giorni da Roma e Malpensa, quattro volte a settimana da Venezia e da Bologna e Roma a Niš due volte a settimana, rispettivamente martedì/giovedì e martedì/venerdì. Il volo Ryanair da Milano Bergamo a Nis è attivo il martedì e sabato durante tutto l’anno. Il viaggio aereo dura meno di due ore ed è sufficiente la carta d’identità valida per l’espatrio.
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