Biglietteria aerea, incassi bloccati in 27 Paesi
Far rientrare gli incassi maturati dalle compagnie aeree nella vendita tramite Bsp di biglietteria aerea e bloccati dal “fermo” in 27 Paesi del mondo, tra cui Venezuela e Nigeria. È l’urgente appello di Iata – International Air Transport Association. La sigla che raduna oltre 270 vettori ha avvertito come la quantità di fondi destinati alle compagnie aeree bloccati dai governi è aumentata di oltre il 25% negli ultimi sei mesi, toccando la soglia record di 394 milioni di dollari. I fondi totali bloccati dall’inizio della pandemia ammontano così a quasi 2 miliardi di dollari.
Da qui la forte richiesta di Iata alle nazioni che hanno imposto l’embargo finanziario a rimuovere tutti gli ostacoli al “rimpatrio” dei ricavi dalla vendita intermediata di biglietti e ancillary, in linea con gli accordi internazionali e gli obblighi dei trattati. In particolare, Iata rinnova un appello al Venezuela per saldare quei 3,8 miliardi di dollari di fondi delle compagnie aeree bloccati dall’ormai lontano 2016, quando l’ultima autorizzazione per il rimpatrio limitato di fondi era stata concessa dal governo venezuelano.
«Impedire alle compagnie aeree di rimpatriare fondi originati dalle vendite dei loro servizi – ha sottolineato Willie Walsh, direttore generale Iata – è un modo semplice per foraggiare tesorerie ormai esaurite, perché nessuna azienda può sostenere l’erogazione e la fornitura di servizi se poi non può essere pagata o non può accedere ai suoi incassi e questo non è certo diverso per le compagnie aeree. I collegamenti aerei sono un catalizzatore economico vitale, quindi consentire il rimpatrio efficiente dei ricavi è fondamentale per qualsiasi economia per rimanere globalmente connessa ai mercati e alle catene di approvvigionamento».
I primi cinque Paesi dove i fondi risultano congelati, oltre al Venezuela, sono la Nigeria con circa 551 milioni di dollari bloccati e problemi di rimpatrio che risalgono al marzo 2020, quando la domanda di valuta estera nel Paese ha superato l’offerta e le banche nigeriane non sono state in grado di eseguire i rimpatri. Seguono il Pakistan con 225 milioni, il Bangladesh con 208 milioni, il Libano con 144 milioni e l’Algeria con 140 milioni.
In tempi come questi, dopo una pandemia che ha devastato i bilanci di tutte le compagnie aeree, fare affidamento su ogni tipo di incasso che non si è ancora potuto contabilizzare per Iata è un passaggio vitale per la ripartenza del settore. Ed è proprio dalla Nigeria che giunge un segnale confortante con le autorità locali che si sono impegnate con le compagnie aeree a trovare misure per sbloccare i fondi disponibili.
«La Nigeria – sottolinea Kamil Al-Awadhi, vicepresidente regionale Iata per l’Africa e il Medio Oriente – è un esempio di come l’impegno tra governo e industria possa risolvere i problemi relativi ai fondi bloccati. La collaborazione con la Camera dei Rappresentanti nigeriana, la Banca Centrale e il ministro dell’Aviazione ha portato al rilascio di 120 milioni di dollari per il rimpatrio con la promessa di un ulteriore tranche alla fine del 2022. Questi progressi incoraggianti dimostrano che, anche in circostanze difficili, le soluzioni possono essere trovato per sbloccare i fondi e garantire una connettività vitale».
In Venezuela, invece, nonostante gli sforzi delle compagnie aeree, nulla si muove in tal senso e la connettività è ormai ridotta a una manciata di vettori che vendono biglietti principalmente al di fuori dello Stato. Tra il 2016 e il 2019 – ultimo anno prima del Covid – i collegamenti da/per il Venezuela sono crollati del 62%. Il Paese sta ora provando a rafforzare il turismo come parte del suo piano di ripresa economica post pandemia e sta cercando compagnie aeree per riavviare o espandere i servizi aerei. Ma per i vertici Iata il successo di questo approccio sarà molto più probabile se il Venezuela sarà in grado di infondere fiducia nel mercato saldando rapidamente i debiti passati.