Il salto digitale eredità del Covid, il prezioso incontro tra culture, oltre che tra domanda e offerta. Il ritorno di Bit in presenza, dal 10 al 12 aprile a Fieramilanocity con L’Agenzia di Viaggi Magazine media partner, ha più che mai un forte valore simbolico. Ce ne parla Simona Greco, direttore manifestazioni Fiera Milano.
Che valore ha il ritorno in presenza di Bit?
«Siamo in una fase molto particolare, con gli strascichi della pandemia da un lato e le incertezze internazionali dall’altro. Per questo è ancora più importante creare momenti di incontro diretti, semplici ed efficaci. Altrettanto necessario il dialogo e il confronto tra gli attori della filiera per anticipare e interpretare i trend, e acquisire competenze professionali. Rispondiamo a entrambe queste esigenze con il percorso espositivo, il matching e un palinsesto di eventi senza confronti».
Quali novità ci sono rispetto all’ultima edizione fisica?
«L’edizione digitale dello scorso anno è stata un successo. Siamo partiti da quello che ci ha insegnato per costruire il concept di quest’anno. In che modo? Rafforzando il programma degli eventi, progettato in collaborazione con Business International, che spazia dai temi futuribili come il metaverso o i viaggi spaziali fino al turismo responsabile. Sul fronte espositivo, abbiamo realizzato un percorso ancora più chiaro con aree tematiche identificate o per tipologia di domanda, come Leisure e Mice, o per la forte caratterizzazione dell’offerta, come BeTech».
Eredità del Covid è l’expertise digitale. Che evoluzioni ci sono in tal senso?
«La trasformazione digitale è un processo in atto da tempo nel travel che, già pre-pandemia, era più avanzato rispetto ad altri settori. Il grande cambiamento degli ultimi due anni è che la digitalizzazione è diventata un bisogno mainstream, coinvolgendo anche segmenti prima esclusi o disinteressati, come gli anziani, e interessando anche le attività più piccole, che prima non ne sentivano il bisogno, come i piccoli alberghi. Oggi non possiamo più vedere il digitale solo come abilitatore di processi interni, ma questo deve diventare parte integrante di un dialogo interattivo con il viaggiatore che, a sua volta, è diventato più tecnologico. In evoluzione anche i social, dove stanno sfumando i confini con le piattaforme di intrattenimento. Nel nuovo scenario domina la narrazione multimediale che sempre più spesso va oltre il ludico per sconfinare nell’informativo e nell’educativo».
I t.o. sono tornati: soddisfatta o si può fare di più?
«Siamo molto soddisfatti. Molti grandi nomi sono presenti con propri stand, dagli storici Gattinoni o Nicolaus agli emergenti Shiruq Viaggi e Omega Viaggi. Ma la vera novità di quest’anno è che la tradizionale presenza di Astoi si articolerà in un vero e proprio Village. Un progetto di ampio respiro che vedrà presenti fino a 20 tour operator associati tra cui Alpitour, Alidays, Mappamondo, Futura Vacanze, Guiness Travel, Ota Viaggi. Non si tratta solo di riunire diversi t.o. sotto uno stesso tetto, ma di presentarsi in maniera sinergica e più efficace agli adv».
Tra pandemia e guerra, il settore è comunque affaticato. Dal vostro osservatorio, quali sono le principali tendenze in atto?
«Gli scenari attuali stanno plasmando un viaggiatore sempre più consapevole. C’è maggiore attenzione alla salute e alla sicurezza e questo continuerà a favorire il turismo di prossimità, ma anche le destinazioni internazionali che dimostreranno di essere sicure e sostenibili. Che si tratti di restare in Italia o di andare all’estero il viaggiatore cerca comunque una vacanza slow e responsabile, meglio se all’aria aperta e in mezzo alla natura. Vuole uscire dai percorsi più battuti, è più interessato alle storie e alle persone dei luoghi che visita ed è attento all’impatto del proprio viaggio. In Italia, un esempio è il fenomeno dei cammini, non solo spirituali, e c’è grandissimo interesse anche per i borghi, per le località “minori” e le dimore storiche anche meno note. Anche sul fronte estero si va alla ricerca di esperienze nella natura, parchi e oasi naturali, ma anche forme di turismo responsabile come gli alberghi diffusi o l’escursionismo basato su progetti cooperativi o solidali. Tiene bene anche il segmento “accessible luxury,” declinato nella natura con esperienze come il nordic walking, il glamping nei boschi, la forest therapy».
Un messaggio ai nostri lettori, le agenzie di viaggi.
«Le adv stanno dimostrando grande resilienza, dapprima evolvendosi per stare al passo con le Ota, poi affrontando in sequenza la più grande pandemia da oltre un secolo e una situazione di rischio internazionale come non si vedeva dalla II Guerra Mondiale. Gli agenti devono continuare a costruire su questa resilienza. In un mondo dove tutto è accessibile a tutti in pochi minuti, anche la loro funzione sta mutando: non più mediatori di prodotti, ma consulenti di esperienze. Bit 2022 è l’opportunità ideale per proseguire su questo percorso, sia interagendo con l’offerta, sia acquisendo nuove competenze per affrontare “attrezzati” le prossime sfide».