Boeing, alla ricerca della stabilità perduta

Boeing, alla ricerca della stabilità perduta
10 Ottobre 07:01 2024 Stampa questo articolo

Dalla A di Alaska Airlines alla Z di Zibaldone. Nel senso che in questo 2024 controvento di Boeing si parte da un punto ben preciso – l’ormai famoso incidente del portellone saltato in volo – e poi, a scendere, si può trovare veramente di tutto. Compresa la ciliegina, si fa per dire, del maxi sciopero che mancava da ben 16 anni, come se improvvisamente tutti gli astri si fossero allineati intorno al pianeta del colosso spaziale americano. Ma dalla parte sbagliata.

RITARDI SU RITARDI

Fatto sta che la mobilitazione, orga- nizzata dal sindacato International As- sociation of Machinists, ha coinvolto 33.000 dipendenti della produzione dei 737 Max e 777 nelle aree di Seattle, Portland e nella Edwards Air Force Base, in California, ed è costata all’azienda oltre 100 milioni di dollari di entrate giornaliere, dopo la perdita di 1,4 miliardi nel secondo trimestre.

Un salasso dietro l’altro per le finanze di Boeing, già messe duramente alla prova da una serie nera di eventi: dai controlli della Federal Aviation sulla sicurezza – che ha comportato rallentamenti nella produzione – all’indagine penale, dalla causa degli azionisti ai ritardi nelle consegne, con inevitabili ripercussioni sulle compagnie e feroci polemiche: le stoccate del ceo Ryanair, Michael O’Leary, hanno una cadenza così precisa che non fanno più notizia.

IL GIGANTE VACILLA

O’Leary o meno, Boeing vacilla e rischia seriamente di perdere l’equilibrio. Secondo le tre maggiori agenzie di rating Usa – Fitch, Moody’s e S&P Global Ratings – proprio l’impatto dell’agitazione è comunque una forte incognita sulla stabilità finanziaria dell’azienda, già oberata da un debito monstre di 60 miliardi di dollari (54 miliardi di euro). S&P Global Ratings, peraltro, aveva già avvertito che il braccio di ferro tra vertici societari e sindacati – la base ha bocciato tramite referendum diverse offerte sull’aumento salariale – può incidere sul suo rating complessivo.

E se l’annus horribilis si è abbattuto come una mannaia sul presente, la crisi arriva da lontano. Boeing, infatti, impiega 170.000 lavoratori, dopo averne licenziati 40.000 nel 2020 durante la fase acuta della pandemia. Non solo. Già dallo scorso decennio è un’azienda con un bilancio in rosso, oggetto di indagini pubbliche che hanno messo nel mirino la qualità delle produzioni, dopo i due disastri dei 737 Max, in Indonesia e in Etiopia nel 2018 e nel 2019, che hanno causato 346 morti. Inoltre, i ricavi sono diminuiti del 15% rispetto all’anno precedente e sia il business degli aerei commerciali che l’unità della difesa hanno perso denaro.

DA DOVE RIPARTIRE?

E Boeing da dove riparte per reagire? Innanzitutto dal suo cavallo di battaglia, il 737, che resta l’aereo commerciale più utilizzato nella storia, con oltre 10.000 velivoli costruiti e venduti alle compagnie di tutto il mondo. Poi dal suo fortino inespugnabile, lo stabilimento in North Carolina. Operativo dal 2011, conta 6.000 dipendenti e non ha mai interrotto la produzione: a causa della normativa sul lavoro degli Stati del Sud degli Usa e delle attività antisindacali delle amministrazioni locali non è sindacalizzato. Inoltre, Boeing è uno dei primi contraenti di appalti federali e, al pari di altre grandi imprese americane, gode di massicce agevolazioni fiscali.

CI PENSA KELLY

Al resto dovrà pensare (anche) Robert “Kelly” Ortberg, 64 anni, ex ad del fornitore aerospaziale Rockwell Collins. Il manager è salito sul ponte di co- mando l’8 agosto dopo la resa di Dave Calhoun a marzo. Piena fiducia nel nuovo ceo, è stata l’investitura del presidente di Boeing, Steven Mollenkopf, ma ora è il momento dei fatti: «Ortberg è stato scelto dopo un processo di ricerca approfondito. Ha le giuste competenze e una grande esperienza». L’obiettivo del nuovo corso è uscire al più presto dalla crisi, rimettere in sesto le finanze e far tornare a “volare” un’azienda nell’occhio del ciclone. Alla fine del 2024, in fondo, mancano appena due mesi. E il 2025 non sarà un anno bisestile. È già qualcosa.

L'Autore

Fabrizio Condò
Fabrizio Condò

Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004

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