Ridurre i consumi di carburante del 14%, aumentare di circa 1.000 miglia l’autonomia di volo sulle tratte a medio raggio fino a raggiungere i quasi 6.000 km di percorrenza. È stato presentato così qualche anno fa il 737-800 Max di Boeing, finito ora sotto accusa in seguito ai due tragici incidenti nel giro di 5 mesi, prima Lion Air a ottobre e poi Ethiopian Airlines domenica scorsa.
Poche ore fa, infatti, la casa madre – su prescrizione della Faa (l’agenzia della sicurezza aerea Usa) – ha annunciato che dovrà nuovamente aggiornare il software che sviluppa il piano di volo e controlla i sensori”dell’angolo di attacco” dell’aeromobile entro il mese di aprile. Si ingrossa la fila, intanto, di compagnie aeree e Paesi che stanno decidendo di lasciare a terra i Max 800 in attesa di ulteriori sviluppi.
Dopo la tragedia Lion Air in Indonesia dello scorso 29 ottobre (189 morti), dunque, il disastro di domenica del volo ET302 di Ethiopian Airlines in cui hanno perso la vita tutte le 157 persone a bordo, fa vacillare Boeing e squarcia il velo delle certezze sulla sicurezza dei nuovi aeromobili made in Chicago, in particolare il software di bordo Mcas, Maneuvering Characteristics augmentation system, un sistema che può abbassare automaticamente il muso del velivolo se i dati dovessero indicare un rischio di stallo.
Boeing ha annunicato che procederà ad un aggiornamento del software dell’intera flotta dei 737 Max 8, dopo le richieste della Fedaral Aviation Administration, che includono anche un aggiornamento del manuale per l’addestramento dei piloti.
CROLLO IN BORSA. Il gigante dei cieli, inoltre, ha visto crollare il titolo in Borsa fino al -11%, chiudendo poi la seduta di lunedì a quota 400 dollari per azione (-5,33%), il risultato peggiore degli ultimi 20 anni. A mettere in crisi Boeing c’è anche la decisione di Cina, Indonesia, Singapore, Australia, Corea del Sud, Isole Cayman e della stessa Etiopia di non permettere in via precauzionale l’utilizzo dei 737-800 Max alle compagnie aeree domestiche. Nelle ultime ore anche Aeromexico, Aerolíneas Argentinas, Jet Airways, il vettore brasiliano Gol e Royal Air Maroc, hanno scelto di sospendere temporaneamente dall’operatività il nuovo aeromobile della Boeing.
IL VALORE DEL MERCATO CINESE. Il 737 è l’aeromobile commerciale più venduto della storia, e la sua nuova conformazione (che comprende i 700-800-900 e 1000 Max) genera circa un terzo degli introiti di Boeing. Il crollo in Borsa inizia a preoccupare la multinazionale Usa se si conta che a oggi Boeing ha consegnato circa 350 jet di questo modello a più di 46 compagnie aeree nel Mondo e gli ordini superano le 5000 unità, di cui ben il 20% è destinato al mercato cinese.
Proprio in Cina, infatti, l’agenzia per la sicurezza locale ha imposto lo stop alle operazioni per Air China (14 aeromobili in flotta), China Southern (16) e China Eastern (13). In Italia la flotta di Air Italy conta tre 800 Max, mentre in Europa Norwegian Air ne utilizza 18 e Tui Fly undici. flydubai, la sussidiaria di Emirates, ha già ricevuto quattordici 737-800 Max. I maggiori operatori oltreoceano che stanno già beneficiando del nuovo 737 sono Southwest Airlines (31), American Airlines (22) e Air Canada (20).
LA SCELTA DELL’EASA. Per il momento, però, Europa e Stati Uniti predicano calma e rassicurano il settore evitando qualsiasi divieto, anche se fa rumore la nuova richiesta di aggiornamento del software. L’Easa, l’agenzia europea per la sicurezza aerea, continua a monitorare la situazione e attende i risultati dell’analisi della scatola nera dell’aeromobile Ethiopian, ma sottolinea come le compagnie europee e i loro piloti stiano operando in conformità con le disposizioni di sicurezza già adottate.
Dopo la prima tragedia del volo Lion Air, infatti, Boeing aveva eseguito un primo aggiornamento del software che controlla i sensori e corregge il profilo di volo gestendo autonomamente la quota del velivolo. In seguito, secondo l’Easa e l’Enac (ente nazionale di aviazione civile) le compagnie aeree si sarebbero occupate della formazione dei piloti e dell’integrazione nei manuali di volo delle nuove procedure.
Ci vorrà ancora molto tempo per stabilire cosa sia davvero successo nei sei minuti intercorsi tra il decollo e lo schianto del volo di Ethiopian Airlines. Oltre alle indagini, però, nelle ultime ore alcuni testimoni hanno affermato a RaiNews24 di aver udito un forte scoppio qualche decina di secondi prima dello schianto e di aver intravisto una virata repentina. Indicazioni queste, tutte da verificare, che metterebbero in campo una ulteriore ipotesi: un eventuale guasto meccanico invece che tecnologico.