Tanto tuonò che azzerò i vertici. E così l’ennesima puntata dall’affaire Boeing coincide con la caduta dell’amministratore delegato Dave Calhoun: colpito dalla “maledizione” del 737 Max, si dimetterà lasciando l’incarico a fine anno, come ha anticipato il colosso statunitense, indebolito da ripetute scosse telluriche in poco più di due mesi. E il caso Alaska, che poteva rivelarsi un episodio sfortunato da cui ripartire, è stato invece l’inizio della fine per la gestione Calhoun.
“Come sapete – ha infatti confermato nella lettera di dimissioni indirizzata ai dipendenti – l’incidente sul volo dell’Alaska Airlines è stato un momento spartiacque per Boeing. Dobbiamo continuare a rispondere a questo incidente con umiltà e completa trasparenza. Dobbiamo inoltre inculcare un impegno totale alla sicurezza e alla qualità a ogni livello della società”. La sua non è l’unica testa a cadere: Stan Deal, ceo di Boeing Commercial Airplanes, è già ai saluti e il presidente del cda, Larry Kellner, non si ricandiderà.
Atteso come il messia – dopo i disastri di Lion Air e Etiophian Airlines nel 2019, sempre targati 737 Max – Calhoun era considerato “il ceo della riscossa di Boeing”, come scrive The Flight Club. Il suo ingresso, datato marzo 2020, doveva servire proprio a rialzare le quotazioni di sicurezza della società, alimentati dai due incidenti che avevano causato più di 300 morti. Di conseguenza i 737 Max erano stati “messi a terra”, iter ripetuto a gennaio dalla Faa, che aveva aperto un’indagine.
Da qui la scoperta dei bulloni mancanti, il giallo dei documenti scomparsi, la causa intentata dagli azionisti, fino all’inchiesta penale del Dipartimento di giustizia americano. Per non parlare del j’accuse pubblico del ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire.
E con la prospettiva “di bruciare tra i 4 e 5 miliardi di dollari di liquidità soltanto nel primo trimestre”, come ricorda Il Sole 24 Ore, non si annuncia affatto semplice il compito del successore di Calhoun, che dovrà peraltro fronteggiare la rabbia delle compagnie aeree. Non solo per i ritardi nelle consegne, ma per il rischio che anche la loro reputazione possa essere offuscata a causa dei problemi riscontrati.
Chi sarà il prescelto di Boeing? Il roster dei candidati va da Larry Culp, ceo di Ge, a Pat Shanahan, già dirigente Boeing ed ex segretario alla Difesa con Trump e ora ceo di Spirit Aerosystems, principale fornitore della casa americana. Non vanno esclusi l’ex cfo di Boeing, Greg Smith, attualmente presidente di American Airlines, e David Gitlin, ceo di Carrier. Sembra meno praticabile la pista interna con Stephanie Pope, nominata direttore operativo appena tre mesi fa.
Conti, sicurezza, qualità, reputazione, fiducia di clienti e passeggeri: chiunque sia, si merita un enorme in bocca al lupo.