Dopo il disastro Ethiopian e la chiusura dello spazio aereo in Europa, Australia, Cina, India e buona parte del resto dell’Asia agli aeromobili 737-800 Max, Boeing si lecca le ferite e inizia a fare la conta dei danni economici causati dal doppio crollo dei titoli in Borsa di lunedì e martedì.
In due sedute, infatti, il titolo ha perso più dell’11% del valore (-6,5% solo nella giornata di martedì), bruciando circa 27 miliardi di dollari di capitalizzazione.
IL TONFO IN BORSA. Lo scorso 1° marzo le azioni di Boeing avevano raggiunto il valore record di 440 dollari, un picco frutto della costante ascesa registrata anche in seguito alla recente fusione con l’impresa brasiliana Embraer. Il tonfo di martedì, invece, ha visto scendere il valore della singola azione a 375,41 dollari (il risultato più basso degli ultimi due mesi).
A nulla sono valsi i numerosi statement rilasciati nelle ultime 48 ore dal gigante di Chicago – e contemporaneamente dall’agenzia Usa per la sicurezza aerea – atti a rassicurare il mercato, i fornitori e i clienti globali con la Federal Aviation Administration che ha ripetutamente sottolineato come non ci siano motivi di lasciare a terra i modelli 737 Max perchè “conformi a tutte le misure di sicurezza”.
Dopo la decisione dell’Easa (l’agenzia europea omologa di quella statunitense) di chiudere lo spazio aereo agli 800 Max, Boeing e Faa sono rimaste pressoché isolate nel panorama mondiale esponendosi a numerose critiche lanciate sui social da parte dei viaggiatori americani. Anzi, i continui dubbi sulle performance tecnologiche dei 737-8000 Max hanno costretto sempre più Paesi e compagnie aeree a lasciare a terra gli aeromobili. Ultimo della lista, infatti, sono Turkish Airlines e gli Emirati Arabi Uniti.
I NUMERI DEL GIGANTE DEI CIELI. Non è stato d’aiuto, certamente, il tweet del presidente Usa, Donald Trump, che due giorni dopo il tragico schianto avvenuto ad Addis Abeba si è scagliato incautamente contro i moderni aeromobili troppo tecnologici che lasciano pochi margini ai piloti. “I piloti non sono quasi più necessari, piuttosto servirebbero degli scienziati informatici dal Mit. Non voglio Albert Einstein come pilota del mio aereo, voglio dei professionisti del volo che abbiano la possibilità di prendere il controllo dell’aereo in maniera facile e veloce”, ha scritto Trump.
Il 737 Max è l’ultima versione del best seller degli aerei di linea, in diretta concorrenza con l’Airbus A320. Dopo il debutto nel 2017, la società Usa ne ha consegnati 350 di varia dimensione e versione e avrebbe circa 5mila ordini in cantiere. Il prezzo di listino varia tra i 100 e i 135 milioni di dollari. La casa costruttrice di Chicago lo scorso anno ha fatturato oltre 100 miliardi di dollari e conta circa 146mila dipendenti, indotto compreso. I timori di un costante crollo del titolo in Borsa, quindi, sono legati anche a un eventuale impatto sull’enorme forza lavoro impiegata dal Gruppo.