Come vittime sacrificali, uno dopo l’altro. Strizzato il 737 Max, la centrifuga Boeing divora anche i 787 e 777, dopo che uno dei suoi ingegneri, Sam Salehpour – come anticipato dal New York Times – ha denunciato carenze nella produzione delle fusoliere. L’ennesimo j’accuse che ha inferto un colpo durissimo all’azienda, arrivata a perdere oltre l’1,40% a Wall Street.
In una lettera inviata all’amministratore della Faa, Mike Whitaker, Salehpour ha circostanziato le accuse, segnalando che in questo momento ci sono al momento “quasi mille 787 e circa quattrocento 777 a rischio di cedimenti strutturali”. «Esaminiamo attentamente tutte le informazioni relative alla sicurezza», il breve commento del portavoce della Faa, Ian Gregor.
Nei prossimi giorni l’ingegnere sarà chiamato a testimoniare anche al Congresso, durante un’audizione incentrata sulla “cultura della sicurezza all’interno di Boeing sui racconti di prima mano” sulla società. Messo all’angolo, il colosso aerospaziale fa quadrato e, pur assicurando la massima collaborazione, ruggisce: “Abbiamo piena fiducia nel 787 Dreamliner, le accuse sulla sua integrità strutturale non sono ricevibili, così come abbiamo fiducia nella sicurezza e solidità dei 777″.
Da gennaio a oggi Boeing ha dovuto fare i conti con una serie impressionante di incidenti e agguati della cattiva sorte, che hanno riacceso i fari sulla sicurezza dei suoi aerei. L’origine di tutti i guai è il caso dell’esplosione in volo di un portellone di un 737 Max di Alaska Airlines, che ha costretto Boeing a pagare anche un risarcimento milionario al vettore Usa. Da lì, a cascata, la scoperta dei bulloni mancanti e la caccia ai documenti scomparsi, tra la causa degli azionisti e l’indagine penale avviata dal dipartimento di giustizia americano. Boeing, così, è ripiombata nell’incubo, dopo i due drammatici incidenti di un Max 8 nel 2018 e 2019, che avevano provocato quasi 350 vittime.
Come diretta conseguenza di un momento che più nero non si può il terremoto ai vertici societari, con le dimissioni dell’ad Dave Calhoun, che lascerà a fine 2024. Ai saluti anche il responsabile della divisione aerei commerciali, Stan Deal, e il presidente del cda, Larry Kellner.
Come se non bastasse, a marzo è arrivato il sorpasso di Airbus sui risultati delle consegne e degli ordini, come segnala il portale spagnolo Hosteltur. Quelli della casa europea ammontano a 170 aerei, 14 in più rispetto allo stesso periodo del 2023, +12%. Anche le consegne aumentano da un anno all’altro: 142 contro 127.
Nel primo trimestre, invece, Boeing ha consegnato il 36% in meno di aerei rispetto allo stesso periodo del 2023: in totale, 83 velivoli – rispetto ai 130 di un anno fa – 29 a marzo, mentre sia a gennaio che a febbraio sono stati 27. Per quanto riguarda gli ordini per nuovi aerei, sono stati 126, risultati trainati dall’ordine di 85 737 Max 10 da parte di American Airlines.
Dall’inizio dell’anno, inoltre, le azioni di Airbus sono salite del 16%, mentre quelle di Boeing sono scese del 29%.
Su quello che per ora, nonostante il momentaccio di Boeing, resta un duopolio, soffia però il vento forte dalla Cina, che è entrata nel mercato internazionale dei jet civili presentando il C919 all’Air Show di Singapore. Una novità significativa, scrive Il Sole 24 Ore, segnalata dal ceo di Airbus, Guillaume Faury, in occasione dell’assemblea degli azionisti. L’aereo cinese, prodotto dalla Comac, ha varcato per la prima volta i confini nazionali, ma non può volare in Occidente, perché privo di certificazione per il volo. Secondo Faury, comunque, non si prevede un deciso ingresso nel mercato prima del 2030.