La ciliegina sulla torta di un anno vissuto costantemente in apnea. Per la prima volta in 16 anni Boeing deve fare i conti con un maxi-sciopero che coinvolge 32.000 dipendenti nello stato di Washington, il cui accordo scade alle 23.59 (ora del Pacifico) del 12 settembre e senza alcuna possibilità apparente di accordo, come riferiscono i sindacati. Ci mancava anche questa, come se non bastassero il caso Alaska, bulloni mancanti, inchieste, problemi di qualità e sicurezza, il cambio di management, i ritardi nelle consegne, con tanto di polemiche griffate Ryanair.
Azienda e sigle di settore, riferisce Hosteltur, sono distanti su tutti i grandi temi sul tavolo: dai salari alla sanità, dalle pensioni alle ferie. Le parti provano a trovare la quadra per scongiurare lo sciopero, ma la rabbia dei sindacati per le recenti concessioni contrattuali e le difficoltà dell’azienda non agevolano il raggiungimento di un’intesa in breve tempo.”Continuiamo a negoziare in buona fede concentrandoci sulle questioni importanti per i nostri dipendenti e le loro famiglie – assicura Boeing in una nota ufficiale – Siamo fiduciosi di poter arrivare a un accordo in grado di bilanciare le esigenze dei nostri dipendenti e le realtà aziendali che affrontiamo come azienda”.
Il nuovo ceo Kelly Ortberg, subentrata l’8 agosto al dimissionario Dave Calhoun, ha spiegato che intende riavviare il rapporto con i rappresentanti dei lavoratori dopo aver incontrato i leader. Tuttavia, secondo John Holden, presidente del sindacato locale, nulla è cambiato nella posizione di Boeing durante i negoziati.
Boeing ha ricordato che gli stipendi dei membri Iam (Identity access management) sono saliti del 60% negli ultimi 10 anni, considerando aumenti salariali generalizzati, adeguamenti del costo della vita e incentivi. I problemi della società, però, avrebbero hanno causato perdite operative per 33,3 miliardi di dollari negli ultimi cinque anni, costringendola ad indebitarsi in maniera pesante.
Nonostante il periodo nero, comunque, Boeing rimane una forza importante dell’economia americana. L’azienda stima il proprio impatto economico in 79 miliardi di dollari, con 1,6 milioni di posti di lavoro, diretti e indiretti, presso oltre 9.900 fornitori sparsi in tutti i 50 Stati. Cifre importanti, anche se i problemi di sicurezza e qualità degli aerei pesano sulle consegne. E questo non è esattamente un dettaglio.