Appena 25 giorni alla fine di un incubo senza fine. Prima di accogliere con un sospiro di sollievo il 2025, Boeing deve fare i conti con l’ennesimo caso di un 2024 nerissimo: un giudice federale, infatti, ha respinto l’accordo dello scorso luglio con il dipartimento di Giustizia, in cui il colosso americano accettava di dichiararsi colpevole di frode, a seguito dei due incidenti mortali del 737 Max del 2018 e 2019, che avevano provocato 346 vittime. L’intesa prevedeva anche una sanzione di 243,6 milioni di dollari per aver violato un accordo giudiziario del 2021.
Boeing e il dipartimento di giustizia hanno 30 giorni per aggiornare il tribunale su come intendano procedere nel caso, ha deliberato il giudice Reed C. O’Connor della Corte distrettuale settentrionale del Texas.
La sentenza è un’importante vittoria per i diritti delle vittime di reati, nota Paul Cassell, avvocato delle famiglie dei passeggeri morti negli incidenti: «Non è più possibile che i procuratori federali e gli avvocati difensori elaborino accordi di facciata e si aspettino che i giudici li approvino. Il giudice O’Connor ha riconosciuto che si trattava di un accordo vantaggioso tra Boeing e il governo, che non si è concentrato sulle preoccupazioni principali: ritenere l’azienda responsabile per il suo crimine mortale e garantire che nulla di simile si ripeta in futuro».
Il 737 Max aveva debuttato nel trasporto passeggeri nel 2017. Poi, l’anno successivo, un Max 8 della Lion Air è precipitato in Indonesia, nel Mare di Giava: 189 morti. Pochi mesi dopo un’altra tragedia in Etiopia con lo stesso tipo di aereo: 157 vittime l’11 marzo 2019.
Subito dopo il disastro della Ethiopian Airlines diversi Paesi, Italia compresa, avevano deciso di bloccare i voli di tutti i 737 Max per i timori sulla sicurezza dell’aereo. Secondo le indagini, la causa dei primi due incidenti era da addebitare al difetto di un software di pilotaggio automatico innovativo, per il quale i piloti di Lion Air e Ethiopian Airlines non avevano ricevuto una formazione adeguata.