Boeing, retroscena: le compagnie aeree dietro l’epurazione dell’ad Calhoun
Un cambio di rotta considerato inevitabile e con una regia dietro le quinte ben precisa: quella delle compagnie aeree. Come scrive Il Sole 24 Ore, le dimissioni di Dave Clahoun da ad di Boeing – a corredo di un inizio 2024 da incubo per il colosso americano – sono state idealmente firmate dagli amministratori delegati di United, American Airlines, Southest Airlines, Alaska Airlines. Che hanno preteso di incontrare il cda senza la presenza dell’(ex) ceo, riferisce Air Current, sito specializzato nel settore aeronautico.
Un’epurazione ispirata dall’esterno che ha portato non solo all’addio di Calhoun a fine anno, ma anche a quello di Stan Deal, responsabile della divisione aerei commerciali sostituito da Stephanie Pope, e di Larry Kellner, presidente del consiglio di amministrazione, al suo posto Steve Mollenkopf. Immediato, inoltre, il cambio di strategia, con il ritorno a casa del principale fornitore, Spirit Aeroystems, per ritrovare quel controllo della produzione smarrito tra problemi e polemiche.
2024, PRIMO TRIMESTRE DA DIMENTICARE
Una reazione a catena, dunque, provocata dall’ira funesta dei vettori, a caccia di un capro espiatorio dopo i troppi problemi accusati di recente, a partire dall’incidente di Alaska a gennaio, per finire ai ritardi nelle consegne degli aerei non rispettate: la furia di Mr Ryanair, Michael O’Leary, ha aperto una crepa vistosa e insanabile. In mezzo bulloni mancanti, documenti introvabili, un’inchiesta penale e la causa degli azionisti.
Last but not least la sfiducia votata dai passeggeri verso Boeing: altri tempi quando si viaggiava in in sicurezza al motto: “If it ain’t Boeing, I ain’t going”, “Se non è Boeing, non volo”. Chi ci guadagna, ovviamente, è il rivale numero uno Airbus, al quale si è rivolto il ceo di United, Scott Kirby, andato di persona a Tolosa per trattare un ordine di 200 aerei.
L’azienda europea ha le linee di produzione al completo per i prossimi dieci anni, come avveniva in passato per Boeing quando il 737Ng, ideato nel 1993, era l’aereo più venduto al mondo, con ricadute positive per i conti dell’azienda americana. Ora il mondo si è ribaltato.
STORIA DI UN DECLINO ANNUNCIATO
È la storia di un declino annunciato dai due disastri del 2019 targati Boeing 737 Max 8: prima della Lion Air con 189 vittime, poi della Etiopian Air, 157 persone morti. Risultato: messa a terra dei modelli per 20 mesi e crollo delle azioni Boeing a tutto vantaggio di Airbus, che da quel momento ha scalato il mercato e da 5 anni raccoglie a più ordini della rivale. Ora la Faa monitora attentamente la produzione del Max e ha imposto una produzione di 38 aerei al mese, numeri che Boeing ha già detto di non essere in grado di raggiungere.
Calhoun era stato scelto proprio per risollevare Boeing dal drammatico 2019, ma saluta dopo appena 4 anni. Gli esperti però fanno risalire il vero inizio della discesa del colosso Usa alla progettazione e alla realizzazione del bimotore 787 Dreaminer, uno degli aerei più venduti al mondo, ma ancora oggi il più costoso: doveva essere la risposta più eclatante alla crisi scatenata dall’11 settembre e dall’aumento del prezzo del petrolio, con risparmi sul carburante e la presenza di due soli propulsori. Invece il primo volo venne ritardato di 26 mesi e la prima consegna di 40, con costi impennati oltre gli 11 miliardi di dollari.
LA SCALATA DI AIRBUS
Naturalmente Airbus non era rimasta a guardare e aveva risposto con una scalata efficace, un campanello d’allarme per Boeing, che aveva accusato la concorrente di aver ricevuto illegittimi aiuti di Stato. Uno scontro senza precedenti, risolto dal Wto, l’Organizzazione Mondiale del Commercio: risultato, sia Airbus che Boeing avevano ricevuto illegalmente miliardi di sussidi governativi.
Poi arrivò il giorno del sorpasso di Airbus con l’A320neo, più silenzioso, più efficiente nei consumi e quindi più economico per le compagnie. L’azienda europea ha superato Boeing e oggi ha una quota di mercato di oltre il 60%, mentre Boeing e il suo 737 Max sono monitorati dalle autorità americane.
INTANTO UNITED RIDUCE IL PERSONALE
E a proposito di reazioni a catena, United Airlines ha offerto ai piloti un congedo non retribuito per ridurre il personale in eccesso a causa dei ritardi di Boeing. Una notizia diffusa dalla Reuters, che ha preso visione di note aziendali e sindacali. Un portavoce della compagnia americana ha confermato che i ritardi nelle consegne hanno ridotto l’utilizzo degli aerei quest’anno, ma ha rifiutato di fornire ulteriori dettagli.
Qualche settimane fa però United ha annunciato una pausa nelle assunzioni di piloti a maggio e giugno. “I problemi di consegna riguardano le nostre flotte 787 e 737, ma impatteranno anche su altre flotte”, ha sottolineato il sindacato in una nota ufficiale. Infatti anche Southwest Airlines ha smesso di assumere piloti e assistenti di volo.
Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004
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