Anche se dal 14 marzo Boeing ha sospeso le consegne del 737 Max 8, velivolo al centro di due inchieste in Europa e negli States per la tragedia di Ethiopian Airlines che ha provocato la morte di 189 persone, il colosso dell’aeronautica ne prosegue la produzione al ritmo di 52 macchine al mese.
Secondo quanto riportato da Le Figaro, dal momento che le compagnie aeree committenti pagano l’80% dell’importo per l’acquisto solo alla consegna, Boeing rischia il tracollo, dopo aver già perso la scorsa settimana – in soli due giorni – oltre 27 miliardi di dollari in Borsa.
Un rischio ancora più concreto se si considera che gran parte dei 47 vettori attualmente in possesso dei Max – avendo dovuto tenere a terra i 371 velivoli che erano in servizio e che trasportavano una media di 360mila passeggeri al giorno – potrebbero presto chiedere a Boeing salati indennizzi per il mancato utilizzo. A tutto questo si deve aggiungere che oggi i Max 8 rappresentano quasi il 60% del volume d’affari del costruttore nordamericano, con 5.000 ordini fermi da parte di 106 compagnie aeree da qui al 2030.
In piena bufera economico-operativa, oltre che giudiziaria, e in attesa delle decisioni che prenderanno le due principali autorità aeronautiche Faa (Usa) ed Easa (Europa), Boeing ha annunciato che entro fine mese sarà rilasciato l’aggiornamento del software del 737 Max 8, al centro delle inchieste.
Dall’Asia arriva intanto la notizia che sia Boeing che Airbus temevano di più: entro il 2021 la Comac – Commercial Aircraft Corporation of China, consegnerà i primi esemplari del C919, l’aereo commerciale tutto cinese destinato a far concorrenza agli A319 e ai B737.