by Fabrizio Condò | 18 Novembre 2024 19:00
Così parlò Ortberg: «Inizia una nuova era[1]». Così parlano i fatti: il 20 dicembre scatta il taglio di 2.199 lavoratori di Boeing, secondo un avviso depositato lunedì presso il Dipartimento statale per la sicurezza dell’occupazione, come riferisce il Seattle Times.
Il post sciopero[2], insomma, è tutt’altro che idilliaco, perché non si fermano i piani del colosso americano che – paralizzato per sette settimane dalla protesta dei 33.000 lavoratori, che ha comportato un salasso economico[3] – ora intende ridurre i costi.
La firma del nuovo contratto – un aumento salariale del 38% in quattro anni, un bonus di ratifica del valore di 12.000 dollari e un pagamento aggiuntivo di 5.000 dollari che può essere versato ai lavoratori come parte della loro busta paga o verso il fondo pensione – e la fine del lungo sciopero non sono serviti dunque a riportare il sereno.
La Society of Professional Engineering Employees in Aerospace aveva già spiegato la settimana scorsa che in 438 – di cui 218 tra ingegneri e scienziati – avevano ricevuto la lettera di licenziamento, ma già a ottobre l’azienda aveva annunciato il taglio del 10%[4] della forza lavoro, circa 17.000 posti e il ceo, Robert “Kelly” Ortberg, aveva detto chiaro e tondo ai dipendenti che «lo stato della nostra attività e la nostra futura ripresa richiedono azioni difficili. Dobbiamo resettare i livelli della forza lavoro per allinearli alla nostra realtà finanziaria». Detto, fatto.
I tagli– che «non sono il risultato dello sciopero», ha voluto precisare Ortberg – sono stati di vasta portata, colpendo i lavoratori degli stabilimenti in tutto il Paese, da Washington al Missouri, dall’Arizona alla Carolina del Sud, con un impatto sui dipendenti di tutte e tre le divisioni di Boeing: aerei commerciali, difesa e servizi globali. Non era previsto, però, che riguardassero anche i membri del sindacato locale dei macchinisti.
I dipendenti in uscita riceveranno servizi di transizione professionale e benefici sanitari sovvenzionati per un massimo di tre settimane, ha ricordato Boeing, oltre all’indennità di fine rapporto, pari a una settimana di retribuzione per ogni anno di servizio.
La notizia deflagra mentre l’azienda si barcamena per riprendersi dai problemi finanziari e normativi, dopo un 2024 da dimenticare,[5] iniziato a gennaio con l’incidente a un 737 di Alaska Airlines[6], che aveva perso un portellone in volo. Le consegne hanno subito un forte rallentamento [7]e la Federal Aviation Administration (Faa) ha limitato la produzione del 737 Max a 38 aerei al mese, una soglia che Boeing deve ancora raggiungere.
A ottobre, inoltre, l’azienda ha raccolto 21 miliardi di dollari[8] in una nuova offerta pubblica di azioni con l’intenzione di utilizzare il capitale raccolto per il rimborso del debito, il miglioramento del capitale circolante, le spese in conto capitale e gli investimenti nelle sue filiali.
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