by Gabriele Simmini | 14 Marzo 2019 9:18
Cieli proibiti in quasi tutto il mondo per i Boeing 737 Max 8 e 9. Anche gli Usa, alla fine, si sono accodati a Europa, Cina, India, Australia, buona parte dell’Asia e Canada, e hanno proibito il volo dei modelli incriminati in seguito al doppio incidente, il volo Lion Air a ottobre e quello di Ethiopian domenica scorsa, che hanno causato in totale la morte di più di 300 persone.
INVERSIONE DI ROTTA. È stato lo stesso presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ad anticipare la decisione della Federal Aviation Administration (Faa) annunciando il blocco ai voli in partenza in arrivo o in sorvolo sull’intero territorio degli States. Scelta quasi obbligata, da parte dell’agenzia Usa, dopo il blocco imposto prima dall’Eruopa e poi, nella giornata di mercoledì 13 marzo, dal vicino Canada.
Singolare, invece, la dichiarazione di Boeing che – dopo aver strenuamente difeso per tre giorni l’affidabilità dei suoi aeromobili – ha affermato come la decisione di Trump sia avvenuta in seguito a una esplicita richiesta fatta dalla stessa casa di Chicago.
Un clamoroso dietrofront che svela una certa irritazione per le ripercussioni finanziarie e industriali che Boeing sta subendo in questi giorni con il crollo del titolo in Borsa[1]. Titolo che, in seguito all’annuncio di Trump ha iniziato a subire una continua montagna russa di rialzi e cadute durante tutta al giornata.
A irritare ancor di più il gigante dell’aviazione Usa sono i primi segnali di sfiducia ricevuti dalle compagnie aeree. Il vettore indonesiano Lion Air, infatti, ha già comunicato di aver sospeso le prossime consegne dei B737-8 Max, Norwegian Air (che già non gode di una buona situazione finanziaria) ha perfino annunciato di voler chiedere un indennizzo a Boeing per i danni arrecati dall’impossibilità a utilizzare i 18 aerei “sospetti” che la compagnia possiede nella sua flotta.
SCATOLE NERE IN FRANCIA? I risvolti futuri, comunque, sono affidati soprattutto al responso dei dati contenuti nelle due scatole nere ritrovate sul luogo del disastro ad Addis Abeba. Anche in questo caso, però, non mancano le polemiche. Ethiopian Airlines ha infatti deciso di far analizzare le scatole nere in Europa – secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera –perché l’Etiopia non ha le strumentazioni adeguate per estrarre i dati.
La prima scelta sarebbe stata la Germania, che avrebbe però declinato, mentre la Francia avrebbe avanzato la sua candidatura scatenando le ire statunitensi perché, proprio nel Paese transalpino, risiede Airbus: il grande rivale di Boeing.
L’orientamento di Ethiopian, quindi, sarebbe quello di portare le scatole nere in Europa, considerata dalla compagnia africana un territorio più “neutrale” rispetto agli Usa per estrarre i dati di volo e le registrazioni delle voci dei piloti.
Il risultato di questa operazione è molto delicato perché, da un lato, potrebbe gettare le basi per l’accusa definitiva al software di gestione dei sensori di Angle Attack montati sui 737 Max 8 e 9, dall’altro, potrebbe aprire clamorosamente ad altre ipotesi, incluso l’errore umano dei piloti, che scagionerebbe Boeing dagli attacchi subiti negli ultimi giorni.
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