by Roberta Rianna | 9 Dicembre 2021 11:33
Non c’è più tempo. È la scritta sulla maschera dei sei presidenti. Non c’è più tempo. È il grido che, per la prima volta nella storia, si leva compatto a Monte Citorio dalle associazioni del turismo organizzato. Siamo nella sala Capranichetta dell’Hotel Nazionale, luogo da sempre deputato a ospitare il controcanto alle azioni di palazzo. È da qui che – in un format nato dal compromesso tra la piazza e il comunicato stampa – partono rumorose le richieste di Astoi, Fto, Fiavet, Aidit, Assoviaggi e Maavi al governo Draghi. Istanze veicolate il giorno stesso al ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, nel corso di un incontro riservato e da lui reputate «sacrosante», tanto da ritenere «indispensabile destinarvi le risorse non spese del bonus vacanze».
Vediamole nel dettaglio. Numero uno: rifinanziare con almeno 500 milioni di euro il fondo perduto per agenzie di viaggi e tour operator, inserendo un “Pacchetto Turismo” in legge di bilancio. Due: prorogare la cassa integrazione Covid per il travel fino a giugno 2022. Tre: estendere fino alla stessa data il il tax credit affitti. Quattro: introdurre un prestito ponte di almeno 24 mesi a tasso zero per consentire alle aziende di rimborsare i voucher in scadenza. E infine la richiesta numero cinque: riaprire l’Italia al mondo, rimuovendo il divieto di viaggiare per turismo, premiando – in termini di libertà di movimento – i vaccinati e aprendo nuovi corridoi. Il tutto condito dall’ingrediente dell’urgenza, senza il quale ormai ogni boccone può rivelarsi fatale.
Una conferenza corale[1], la seconda dopo Rimini, quando con il flashmob “Subito”[2] le sigle associative hanno inaugurato questa nuova era di coesione. Quantomeno apparente. Una fase in cui l’imperativo è mostrare a media e istituzioni un turismo davvero organizzato, possibile anticamera della super federazione auspicata[3] dal presidente Astoi, Pier Ezhaya.
È lui a intervenire per primo nella sala Capranichetta. «So che pattino sul ghiaccio sottile – esordisce – ma i divieti di viaggio non hanno nulla a che fare con la sicurezza. Cosi come l’area Schengen non può essere considerata un perimetro sanitario. Questo equivoco ci pone di fronte a una serie di paradossi, come il fatto di poter andare in Germania, dove ora il Covid dilaga, e non in Oman, Paese con pochi contagi e la popolazione quasi interamente vaccinata».
In venti mesi, ricorda Ezhaya, «il turismo ha perso 21 miliardi dei 26 che avrebbe dovuto produrre, ma ha sacrificato soprattutto rendite di posizioni guadagnate negli anni in mercati come Kenya, Cuba, Zanzibar e Messico, dove gli stranieri stanno facendo man bassa di asset alberghieri».
«Ci manca l’aria», conclude il presidente dei tour operator, mentre un’immagine di un uomo che soffoca viene proiettata sullo schermo.
La parola passa poi a Domenico Pellegrino, presidente Aidit, che snocciola i numeri dell’ecatombe 2020 rispetto all’anno precedente: -100% i viaggi d’istruzione, -80% il turismo internazionale, -85% il Mice, -68% il business travel, -55% le presenze di stranieri in Italia. Dati allo stesso modo drammatici nel 2021, nonostante la «rappresentazione superficiale dell’estate di ombrelloni, ristoranti e pizzerie strapiene».
I numeri sono altri. «Ma soprattutto non siamo solo numeri, bensì persone», aggiunge il presidente di Assoviaggi, Gianni Rebecchi, che ricorda come siano a rischio 13mila imprese e 86mila persone «altamente professionalizzate», di cui ben 60mila donne. «Non è accettabile – incalza – che ancora non sappiamo se la Cig Covid proseguirà o meno. Molte famiglie, per questo, non avranno regali sotto l’albero di Natale quest’anno».
«L’attenzione sul turismo organizzato si è spenta», è il grido di rabbia di Franco Gattinoni, presidente Fto, che tiene a ricordare al mainstream presente in sala come «il turismo sia un’industria seria che lavora tutto l’anno. Siamo stati chiusi fino ad oggi, per questo chiediamo 500 milioni di indennizzi, il minimo indispensabile per non far morire la nostra filiera. Anche perché, da agosto 2020 a dicembre 2021, non è stato stanziato alcun contributo a fronte di una perdita di quasi 15 miliardi di euro».
«Il turismo è la prima industria e ha il diritto di essere salvaguardata», ribadisce la presidente Fiavet, Ivana Jelinic, che solleva il tema della concorrenza delle Olta straniere e del «Pil perduto che non ritorna». Da qui il sonoro appello della numero uno di Maavi, Enrica Montanucci, al ministero dell’Economia: «Non abbiamo più liquidità, le banche non sostengono più le nostre imprese. Stiamo per trasformarci in una bomba sociale».
Bomba che solo sostegni ad hoc e riaperture immediate potranno disinnescare.
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