Il nuovo ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, “rottama” le domeniche gratis al museo, introdotte dal suo predecessore Dario Franceschini. «Dopo l’estate saranno abolite», ha annunciato parlando alla Biblioteca nazionale di Napoli. «Andavano bene come lancio pubblicitario», ha detto, anticipando che sarà lasciata «maggiore libertà ai direttori dei musei. Se la domenica gratuita è una libera scelta, allora non ci vedo nulla di male. Ma se c’è un obbligo non funziona».
L’attuale titolare del ministero di Via del Collegio Romano insiste sulla tutela del patrimonio museale italiano: «Ma il resto dell’anno? Pensiamo alle migliaia di turisti che arrivano e pensano “mi fanno entrare gratis“. Non avete idea dei commenti che arrivano: cosi’ non apprezziamo i beni culturali ma li svalutiamo”. Il ministro sottolinea che durante l’estate non cambierà nulla, ma subito dopo l’iniziativa lanciata nel 2014 sarà sospesa.
All’annuncio di Bonisoli replica prontamente l’ex ministro Franceschini tramite un post su Facebook: “Perché smettere, ministro Bonisoli? Ci ripensi. Le cose giuste e che funzionano non hanno colore politico. Non faccia pagare un desiderio di discontinuità politica alla cultura e agli italiani”.
“In questi mesi ho scelto di non parlare del ministero che ho guidato per 4 anni – scrive Franceschini – e di non commentare le scelte e i programmi del mio successore. Mi è sembrato giusto per correttezza nei confronti di chi inizia una esperienza. Ma questa volta non posso tacere perché le domeniche gratuite non sono una cosa che riguarda me ma un fatto culturale e sociale che ha coinvolto circa 10 milioni di persone dall’estate del 2014 ad oggi, centinaia di migliaia da sud a nord ogni volta, gran parte delle quali è andata in un museo per la prima volta nella vita portandoci i figli o i nipoti, gran parte dei quali ha provato la gioia di poterlo fare senza gravare su un bilancio familiare difficile e pieno di cose da sacrificare”
Secondo Franceschini, inoltre, le prime domeniche del mese con accesso gratuito ai musei statali hanno trainato l’aumento dei visitatori a pagamento, “hanno avvicinato i cittadini ai musei delle loro città, hanno convinto comuni e privati a uniformarsi all’iniziativa coi loro musei”.