La pandemia ha trasformato il settore ricettivo, dove si rileva – oltre ha una crescita delle prenotazioni dirette – una riduzione notevole della “booking window“, ovvero della distanza in giorni tra la data di prenotazione e quella check-in: si è passati, infatti, dai 54 giorni del 2019 ai 37 del 2021.
È quanto emerge dal rapporto “Due anni di pandemia: il bilancio del settore alberghiero italiano” realizzato da AlbergatorePro, community che raccoglie oltre 9.500 albergatori. Il comparto è stato analizzato incrociando i dati provenienti da diverse fonti, tra cui Istat e Federalberghi, con quelli inediti prodotti dall’osservatorio interno.
Aumentano – sottolinea la ricerca – le prenotazioni last minute o last second, che nelle città d’arte rappresentano il 30% del totale, “aspetto che comporta un elevato rincaro dei prezzi delle strutture, chiamate a fronteggiare l’impossibilità di organizzarsi e pianificare con anticipo, con un conseguente calo della qualità dei servizi”.
Tra gli effetti delle crescenti prenotazioni dell’ultimo minuto, l’incremento medio di prezzo tra tariffa di partenza e rack rate, ovvero il prezzo massimo applicato, per la stessa camera e per la medesima data che si attesta oggi al +28%.