Lo spettro del “no deal” riferito alla Brexit continua ad aleggiare tra i padiglioni del Wtm London 2018 con l’outgoing inglese che potrebbe essere messo a dura prova.
Nei prossimi quattro anni, dal 2019 al 2022, potrebbero essere cinque milioni i viaggi all’estero in meno effettuati dai turisti inglesi, secondo uno studio di Euromonitor International che ha messo nero su bianco quello che succederà nel caso in cui Londra e Bruxelles non dovessero trovare nessun accordo in vista dell’uscita (prevista per marzo 2019) del Regno Unito dall’Unione europea.
«Gli inglesi viaggeranno di meno al di fuori dei confini nazionali – ha detto Caroline Bremner, head of travel di Euromonitor International – In compenso l’ulteriore calo della sterlina renderà più attrattivo il Regno Unito come meta per le vacanze». In particolare, a soffrire maggiormente il calo del potere d’acquisto saranno i più giovani, ma in generale «chi avrà problemi a organizzare i propri viaggi all’estero saranno circa 20 milioni di persone».
Risultato: un po’ tutte le principali mete turistiche ne subiranno le conseguenze (dagli Stati Uniti alla Francia e al Portogallo), anche se il primato andrà senza ombra di dubbio alla Spagna, che adesso può contare proprio sui sudditi di Sua Maestà per il 21% delle sue entrate da turismo inbound. Per tutti, il rischio è di dover essere costretti a pagare un visto di oltre 50 pound (e validità fino a 90 giorni) per poter entrare nell’area Schengen.
«In compenso, i nuovi flussi turistici provenienti dall’emergente middle class asiatica fanno decollare destinazioni come Usa, Thailandia e Hong Kong», ha concluso la ricercatrice.