Accordo o no, siamo ormai alle battute finali per Brexit e la separazione tra Europa e Regno Unito (che sarà ufficiale a partire dal 29 marzo 2019) e non mancano le incognite legate al travel. Così, mentre il voto al Parlamento inglese è previsto per il 15 gennaio, gli esperti pensano che difficilmente l’accordo firmato da Theresa May con i leader continentali riuscirà a essere approvato.
I dibattiti riprendono il 9 gennaio, ma c’è già un gruppo misto parlamentare che sta cercando di cambiare la legge di bilancio in modo da garantire che tutte le misure economiche in vista di un “no deal” possano essere approvate in tempo.
Proprio sugli effetti del mancato accordo si concentrano le maggiori attenzioni dell’industria turistica sia in Europa sia nel Regno Unito. Se alcune compagnie aeree sono già corse ai ripari – easyJet ha aperto la sua sussidiaria europea in Austria, la irlandese Ryanair ha ottenuto il suo certificato per operare in Inghilterra, mentre Iberia (facente parte del Gruppo inglese Iag) fa appello alle sue quote detenute da El Corte Inglés per sostenere la sua apparenza spagnola – restano ancora da chiarire gli effetti relativi a confini, passaporti e assicurazioni.
LA PROPOSTA DELLE CANARIE. Nel frattempo, alcune destinazioni top per il mercato inglese stanno prendendo le contromisure. Le Isole Canarie, per esempio, starebbero studiando a possibilità di rimborsare l’Iva – che nell’arcipelago spagnolo si chiama Impuesto General Indirecto Canario (Igic) – a tutti i turisti britannici. La risoluzione sarebbe la risposta al rischio che Brexit abbia un impatto sulle sterlina con la conseguente svalutazione della moneta inglese.
CODE IN AEROPORTO, MA NIENTE VISTO. Intanto, secondo la Cnn, uno dei problemi che si verrà a creare con il no deal è un rallentamento dei controlli del passaporto alle frontiere. Tom Jenkins, ceo di Etoa (l’associazione europea dei tour operator) ha sottolineato come il mancato accordo Eu-Uk «provocherà maggiori code al controllo dei documenti con l’Unione Europea che tratterà il turista britannico come qualsiasi altro viaggiatore proveniente da un Paese extra Schengen. Questo significherebbe una media di 90 secondi in più di controllo per ogni passeggero con il rischio di maggiori ritardi in fase di imbarco o sbarco».
Sul tema passaporti, invece, l’Unione Europea ha assicurato che, almeno inizialmente, non sarà necessario il visto per i turisti britannici. Nel 2021, però, l’Europa introdurrà il suo Esta (Etias), un visto elettronico valido per tutti i Paesi terzi che avrà un costo di 7 euro e sarà applicato anche ai viaggiatori provenienti dal Regno Unito.
Anche per i passeggeri europei, inoltre, non sarà richiesto il visto per entrare in Gran Bretagna. In ogni caso, però, resta il dubbio sulle norme per l’immigrazione che il governo Oltremanica ha già affermato di voler cambiare nel post-Brexit.
PATENTE E ASSICURAZIONI: CAMBIA TUTTO. Attenzione anche alla patente di guida e all’assicurazione sanitaria. Fino ad oggi, infatti, i cittadini britannici condividevano con i loro omonimi continentali l’accesso di diritto all’assicurazione sanitaria europea. Secondo l’associazione britannica delle agenzie di viaggi (Abta) però, in caso di no-deal l’assicurazione non sarebbe più valida. “I viaggiatori britannici dovranno stipulare delle assicurazioni di viaggio e controllare bene quali saranno i servizi coperti dalle polizze. Jo Mackay, responsabile di Bookings For You, banca letti specializzata sulle mete Francia e Italia per il mercato Uk, ha confidato sempre alla Cnn che «nel breve termine si potrebbe assistere a un aumento medio dei prezzi delle polizze». È ipotizzabile, infine, che anche i cittadini europei dovranno dotarsi di relativa polizza per la coperture delle spese mediche nel Regno Unito.
Se il regolamento internazionale stilato dall’Ue per il trasposto ferroviario e marittimo garantisce la continuità dei servizi nello stretto della Manica e nei porti del sud est inglese anche in caso di mancato accordo sul Brexit, il discorso sarà diverso per autisti di auto e camion. Per i viaggiatori e trasportatori inglesi, infatti, sarà necessario ottenere la patente internazionale per poter guidare lungo le strade europee.
ADDIO AL FREE ROAMING. Ultimo, ma non meno importante: il roaming internazionale. In caso di no deal, infatti, si tornerà indietro di un paio d’anni, verrà meno la regola dela tariffazione uguale qualsiasi Paese europeo, e diventerà più costoso chiamare, inviare messaggi e navigare dal proprio cellulare sia per gli inglesi in Europa sia per i viaggiatori continentali che si recheranno Oltremanica. Restano avvolte nel dubbio, però, le eventuali mosse che gli operatori telefonici potrebbe attuare per favorire le comunicazioni tra Uk ed Europa.
Tra tutte le problematiche relazionate a un probabile no deal – e a un eventuale svalutazione della sterlina – il vantaggio per la Gran Bretagna, secondo alcuni analisti sarebbe quello di diventare una destinazione più economica e quindi più attrattiva per i turisti europei e non solo.