Si fa o non si fa? Prima votata, poi data per certa entro la fine di marzo 2019 con tanto di agreement raggiunto tra le parti, adesso invece quello che per molti nell’industria del travel rappresenterebbe uno spauracchio è avvolto da una spessa nube di mistero. La prova? Anche i giornali inglesi più autorevoli, a proposito di Brexit, parlano ormai apertamente di no deal, soprattutto dopo che a metà ottobre un incontro annunciato come risolutivo tra Unione europea e Regno Unito non ha portato ad alcun esito.
Risultato: in attesa del vertice straordinario del 17 e 18 novembre, l’ipotesi più probabile sembra essere quella di una proroga – si dice di un anno – delle trattative, tutto per evitare lo scenario peggiore: che la Gran Bretagna lasci l’Ue senza avere in mano nessun tipo di accordo.
In questo caso, tornerebbe quindi di attualità prima di tutto la questione relativa alla libera circolazione delle persone, con riferimento sia ai turisti britannici in viaggio nel resto d’Europa, sia agli europei che vogliono entrare in Uk. Più costi per i passaporti, dunque, ma anche per le tariffe telefoniche legate al roaming internazionale, che dallo scorso giugno era stato abolito grazie all’accordo siglato tra l’Unione europea e il governo di Theresa May.
Sul fronte dei flussi turistici, poi, se per gli europei recarsi Oltremanica continuerà con ogni probabilità a mostrarsi vantaggioso in virtù della sterlina debole, la stessa cosa non sarà per i cittadini inglesi. Secondo l’Abta – Association of British Travel Agents, ogni anno i sudditi di Suà Maestà spendono nel vecchio continente qualcosa come 37,4 miliardi di euro, di cui la maggior parte in Spagna, raggiunta ogni anno da 19 milioni di turisti inglesi.
Nel caso non venisse trovato un accordo sulla Brexit, infine, pessime notizie arriverebbero anche dal trasporto aereo. Secondo gli ultimi dati di Aci Europe, nel 2017 più della metà dei voli in partenza dal Regno Unito sono stati diretti verso il vecchio continente, mentre nello stesso anno “solo” un passeggero su otto tra quelli europei ha volato da o verso la Gran Bretagna.
Proprio la Brexit, con tutte le sue incognite, sarà al centro del tradizionale appuntamento con il Leaders’ Lunch Wtm Londra, il 5 novembre dalle 11 alle 13.30, nelle Platinum Suite 3 & 4 del World Travel Market. A condurre le danze, illustrando a una platea di 200 manager dell’industria mondiale del travel cosa cambierà per il mondo del turismo con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, è stata chiamata Susan Hooper, membro del cda del Department for Exiting the European Union (DExEU), e attuale componente dei consigli di amministrazione di Wizz Air, Rank Group e Uber Uk.
«Avere Susan Hooper all’abituale appuntamento con il Leaders’ Lunch è una grande soddisfazione, soprattutto adesso che la Brexit è arrivata alle battute cruciali. Nel 2017 avevamo sentito la campana dell’Unione europea sulla questione, grazie alla partecipazione al meeting di Guy Verhofstadt, negoziatore sul tema Brexit per il Parlamento europeo. Adesso, con Susan, ascolteremo anche cosa pensa il governo inglese», ha commentato Simon Press, sensori director di Wtm London.