Il 2018 del trasporto aereo rilancia i timori verso una Brexit ancora poco chiara e problematica per chi dovrà fare i conti con la preparazione degli operativi già per il 2019. Così Michael O’Leary, ceo di Ryanair, dopo aver annunciato più volte la sua preoccupazione, è passato ai fatti presentando domanda per una licenza di volo in Gran Bretagna tramite una sussidiaria che prenderà il nome di Ryanair Uk.
Dopo easyJet quindi, che ha aperto la sua filiale in Austria – easyJet Europe – per mettere al sicuro le sue operazioni di volo all’interno dell’Unione Europea, ora anche la low cost irlandese ha optato per creare la sua divisione inglese in modo da garantire i voli interni in Gran Bretagna.
Il 29 marzo 2019, data ufficiale della separazione tra Uk ed Europa, è più vicino di quanto sembri per quella parte dell’industria turistica che deve pianificare investimenti e operatività con minimo un anno di anticipo.
Oltre easyJet e Ryanair, la holding Iag sembra essere la meno preoccupata. Il gruppo che comprende British, Iberia e Vueling conta con un capitale a maggioranza britannico ma, per ora, non ha mostrato nessuno segnale di preoccupazione rispetto a Brexit e al rischio di ritrovarsi con un piano voli per il 2019 tutto da rifare.
Intanto Ryanair ha annunciato i dati relativi allo scorso mese di dicembre che vede il traffico passeggeri crescere del 3% rispetto allo stesso periodo del 2016, raggiungendo i 9,3 milioni di clienti. Anche il load factor è cresciuto dell’1% raggiungendo il 95%, mentre il traffico annuo accumulato è aumentato del 10% raggiungendo a dicembre i 129 milioni di clienti.