La tanto auspicata ripartenza lo scorso aprile-maggio, sulla spinta della ripresa dei viaggi d’istruzione, e la corsa a ostacoli tra il caro carburante e la sempre più accentuata mancanza di personale che ferma nelle rimesse circa 8mila autobus. È quanto emerso dalle ultime dichiarazioni di Riccardo Verona, presidente dell’Associazione Nazionale Bus Turistici Italiani (An.Bti), nata nel 2021 – nel mezzo della pandemia da Covid-19 – come comitato spontaneo e costituitasi poi in realtà associativa in seno a Confcommercio.
«Siamo stati i primi a essere fermati a inizio 2019, per via della circolare emanata dal ministero dell’Istruzione che ha annunciato il lungo stop delle gite scolastiche – ha dichiarato a L’Agenzia di Viaggi Magazine Riccardo Verona – Un fermo di due anni, in cui il settore ha cercato di compattarsi anche grazie alla nostra associazione, con l’obiettivo di portare all’attenzione politica le enormi difficoltà insorte. Abbiamo soci in tutta Italia, attualmente siamo circa 200 ditte per un totale di oltre 4mila autobus rappresentati sui 25mila e più esistenti».
«Aspiriamo di portare a conoscenza del legislatore le problematiche di un settore con un’identità e un ruolo significativo all’interno del turismo, ma non adeguatamente conosciuto e sostenuto nelle sue specificità, pur contribuendo in maniera importante al Pil turistico del Paese. Attraverso le loro imprese e i lavoratori i nostri bus trasportano milioni di persone, coinvolgendo più di 6mila imprese, 25mila posti di lavoro e contribuendo a generare più di 2,5 miliardi annui di fatturato, quasi totalmente azzerato negli anni del Covid», ha proseguito il presidente.
I bus turistici sono tornati a viaggiare, di fatto, lo scorso maggio, quando con le scuole sono state riorganizzate le prime gite, «per noi importantissime, a primavera produciamo gran parte del nostro fatturato – ha spiegato Verona – Oggi, però, siamo chiamati a combattere altre due grandi sfide dopo la pandemia: il caro carburante e, soprattutto, la consistente mancanza di autisti: ne mancano all’appello, dai nostri conteggi, almeno 8mila. Se prima, dunque, i bus in viaggio erano 25mila, adesso ce ne sono un 15mila con il resto fermo nelle rimesse proprio per via della carenza di autisti. Motivo principale? Gli stipendi non hanno avuto gli aumenti necessari in riferimento ai contratti nazionali collettivi di lavoro. Di base, mediamente, il salario ammonta a 1.250 euro, una cifra bassa tenendo presente la tipologia di mansioni e la responsabilità annessa. E in questo contesto è difficile anche essere appetibili per chi vuole prendere la patente e intraprendere il mestiere».
Per invertire questa tendenza saranno necessari anni ha ribadito Riccardo Verona: «Abbiamo avuto degli incontri con il ministro Garavaglia, ci ha rassicurato che farà il possibile ma non sarà semplice e immediato e nel 2023 potremmo avere ulteriori problemi sul ricambio generazionale. Sostegni? In tutto intorno a 100 milioni, ovviamente insufficienti. Di questi ne sono arrivati soltanto 30, il resto manca e speriamo che arrivi entro fine anno».
Nel frattempo, l’An.Bti prepara la sua partecipazione a Ibe, alla Fiera di Rimini dal 12 ottobre: «Rappresenta l’hub di riferimento per la domanda e l’offerta di mobilità, l’incontro tra travel e bus turistici, ovvero tra trasporto e turismo. Siamo le ruote dell’industria turistica e questo appuntamento può rappresentare il punto di svolta per le nostre aziende dopo due anni di sofferenza a causa della pandemia e in un contesto dove anche il caro gasolio, se non affrontato con misure di sostegno per il nostro comparto, rischia di fermare la ripartenza. Questi tre giorni saranno l’occasione giusta per l’incontro tra tutte le filiere e per un confronto sui nuovi parametri con cui stabilire prezzi, contratti e collaborazioni avendo sempre come faro la volontà di sostenere le aziende, i lavoratori e l’intero settore della mobilità. L’evento sarà il luogo di conoscenza e condivisione sul futuro della mobilità a 360°».