Più di 4.500 incontri business, oltre 16mila appuntamenti informali: sono i numeri della decima edizione di Buy Tuscany, in svolgimento fino al 10 novembre alla stazione Leopolda di Firenze. L’evento ha visto partecipare circa 220 buyer – di cui 140 esteri provenienti da tutta Europa, dagli States, Canada, Russia e da due mercati emergenti come Nigeria e Myanmar e 80 buyer italiani – che hanno incontrato 100 operatori dell’offerta incoming toscana, ripartiti in grandi macro aree d’interesse, dal luxury con l’abbinamento dei wine resorts alle città d’arte grandi e piccole; dal wedding all’outdoor e benessere, dal country al mare.
La riuscita di Buy Tuscany deriva soprattutto da un format organizzativo decisamente innovativo, ovvero il modello Like Event, adottato nelle più recenti edizioni, che si basa su 3 sessioni di lavoro che iniziano quattro mesi prima dell’evento con la selezione buyer e il coinvolgimento seller, guidandoli verso il massimo risultato atteso dal workshop B2B.
Si comincia con la Profiling session, fase dedicata alla profilazione dei player, essenziale agli altri operatori per conoscere già da vicino peculiarità e obiettivi delle aziende partecipanti. Si passa poi alla Like session, una delle fasi più importanti attraverso la quale gli operatori hanno accesso al catalogo dei player e possono esprimere preferenze, ed infine si approda alla Matchmaking session, cuore pulsante di Like Event. Il sistema di matching costruisce le agende appuntamenti basandosi sulle preferenze espresse e i parametri di profilazione. Grazie alle app e sistemi tecnologici basati sulle logiche semantiche con le quali è costruito il sistema e gli algoritmi evoluti, i livelli di soddisfazione già in fase di costruzione dell’agenda per questa edizione hanno segnato il 94%.
Una kermesse operativa che ha ospitato anche un interessante seminario, Sharing Tuscany, veri e propri momenti di riflessione per scoprire gli andamenti del mercato turistico toscano, e non solo, declinati secondo linee-guida quali l’attuale congiuntura, i flussi e il futuro.
Per Alberto Peruzzini, direttore di Toscana Promozione Turistica: «Questa edizione rappresenta un traguardo importante perchè abbiamo affinato il modello di b2b e siamo stati la prima regione a introdurre incontri finalizzati non solo alla singola regione, ma anche alle macro aree d’interesse della domanda. Quest’anno per la prima volta abbiamo introdotto una sessione dedicata ai soli buyer italiani che vengono a comprare la Toscana. Una scelta strategica derivante dal fatto che la regione è fortemente internazionale, con trend di crescita molto forti non solo dai bacini consolidati ma anche da quelli emergenti, e questo nel tempo ha causato una certa trascuratezza nei confronti del mercato interno Da qui deriva anche il lancio della proposta Isola Toscana che verrà presentata alla prossima Bit di Milano, dedicata agli operatori italiani».
Peruzzini si è poi soffermato sui contenuti del seminario Sharing Tuscany, «Siamo partiti dall’attuale congiuntura, dando un flash su come è andato il turismo toscano quest’anno: e posso dire che abbiamo avuto una buona tenuta rispetto al 2017 che era stato un anno eccezionale soprattutto il prodotto-mare, con un movimento complessivo di 30 milioni di arrivi e 97 milioni di presenze, di cui 13 milioni di arrivi ufficiali e 46 milioni di pernottamenti censiti nelle strutture alberghiere. Riguardo poi alle tipologie d’offerta che hanno raccolto maggiori risultati di traffico turistico, quest’anno abbiamo avuto ottimi riscontri per le offerte Campagna e lusso, mentre un po’ meno bene è andato il mare. Inoltre abbiamo constatato picchi di soggiorni nei periodi in cui ci sono stati grandi eventi musicali come ad esempio il concerto dei Rolling Stones a Lucca lo scorso anno».
La seconda sessione dello Sharing Tuscany è stata dedicata ai flussi con la presentazione di uno studio con Data Science for Social Good, University of Chicago, che ha scelto la Toscana come territorio di analisi con l’ausilio dei big data, dei flussi turistici. «Un roaming telefonico internazionale, un monitoraggio sui flussi di turisti negli uffici informazioni e sugli arrivi aeroportuali – ha spiegato Peruzzini – Ci ha permesso di profilare i nostri ospiti: chi sono, cosa fanno, dove vanno, come si comportano e quanto spendono. Le tipologie di cluster, anche a seconda della nazionalità, sono state catalogate anche per preferenze dei territori; e questo per capire quali sono i grandi attrattori della regione, ed anche per abbinare inediti tour cittadini o visite a musei poco conosciuti a seconda delle loro passioni e comportamenti. Un modo, questo, per decongestionare e gestire i flussi nei musei più frequentati, scaglionando i turisti per orari di visita. In altre parole non vogliamo più agire secondo causa-effetto, ma si cerca di prevedere i flussi per utilizzarli nelle scelte strategiche dell’offerta».
Sull’ultima sessione, il futuro, ci si è soffermati sulla considerazione che ci sono mercati consolidati come quelli anglofoni, quelli emergenti come la Cina, la Russia e la Corea, ma ci sono anche altri mercati da esplorare, che cominceranno a viaggiare nei prossimi 20 anni. «Da qui la Nigeria e Myanmar, bacini molto interessanti perché hanno una crescente fascia di viaggiatori esteri alto spendenti».
A chiusura del Buy Tuscany, sono stati organizzati 15 post tour in ogni angolo della Toscana, che hanno coinvolto tutti i buyer, studiati a seconda delle preferenze di tipologia d’offerta dichiarati in fase di scouting.