by Giulia Di Camillo | 19 Marzo 2019 7:00
Sette regioni, dalla Valle d’Aosta alla Calabria, tasselli-chiave di una vera e propria “mappa delle anomalie” nel retail turistico. Tutta colpa del labirinto legislativo a cui sono sottoposte le agenzie di viaggi per la mancata armonizzazione delle norme regionali con la nuova direttiva pacchetti dell’Ue e con la riforma delle professioni turistiche.
Una distorsione del “federalismo all’italiana”, che se fosse corretta eviterebbe disparità di trattamento tra regione e regione e permetterebbe un maggiore controllo di fenomeni come quello dell’abusivismo.
Con Fto siamo partiti in una sorta di giro d’Italia virtuale, con il preciso obiettivo di fare emergere i vizi legislativi dei territori. C’è chi corrisponde ancora la tassa sulle concessioni regionali per esercitare l’attività, chi paga 20mila euro di fideiussione per avviare la propria agenzia, o chi (addirittura) non ha una legge sul turismo. Fino al nodo direttore tecnico (qui subentra anche la figura dei prestanome), un’incognita per mezza Italia.
«È una giungla – commenta Gabriele Milani, direttore nazionale dell’associazione presieduta da Luca Patanè – Sono gli effetti della competenza regionale nel turismo, ma non solo. È necessario che le Regioni procedano urgentemente con l’adeguamento delle rispettive leggi in ambito turistico al nuovo Codice, per ostacolare gli abusivi e limitare le attività di organizzazioni di viaggi impropriamente svolte da associazioni culturali, religiose o anche sportive».
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*La ricerca, che ha coinvolto sette regioni italiane, è stata realizzata da Fto – Federazione Turismo Organizzato con L’Agenzia di Viaggi Magazine
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