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Caos voli, cosa accadrà in autunno

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Si prefigura un autunno caldissimo per il trasporto aereo che – nonostante la forte ripresa post Covid – dovrà affrontare una serie di ostacoli che si stanno concretizzando già in queste ore. Tasse aeroportuali in aumento, prezzo del carburante che pesa su tariffe e profitti, gli scioperi in Europa che non si arrestano così come le cancellazioni dei voli dovute alla carenza di personale: tutti questi nodi si sommano a una situazione geopolitca sempre più tesa e alla crisi energetica che sta facendo affondare i conti di famiglie e imprese ; oltre al rischio di una nuova ondata di infezioni Covid in autunno.

LE TASSE AEROPORTUALI E LA RISPOSTA DI RYANAIR
Riguardo le tasse aeroportuali si è aperto un ulteriore fronte nel confronto tra scali e compagnie aeree. Dal 1° gennaio 2023 in Olanda l’imposta applicata sui voli in partenza per singolo biglietto aereo passerà dagli attuali 7,95 a 28,58 euro. Uno scatto di quasi 21 euro che peserà sulle tariffe dei collegamenti aerei, scoraggiando ancor di più i potenziali viaggiatori a scegliere il trasporto aereo.

Ma le prime ad essere scoraggiate sono anche le compagnie aeree. Ryanair infatti ha annunciato la chiusura di due basi: Atene e Bruxelles Zaventem. Per entrambe le motivazioni, secondo il ceo del Gruppo, Michael O’Leary, sono da addebitare ai costi elevati dei due aeroporti.

Da un lato il governo belga ha infatti scelto di aumentare la eco-tassa sui voli da due a 10 euro; dall’altra O’Leary ha accusato il governo greco di non voler investire adeguatamente sui collegamenti per la stagione invernale (tradotto vuol dire poche sovvenzioni per la compagnia low cost, ndr) mantenendo troppo alte le tariffe dell’aeroporto di Atene. Ryanair ha quindi minacciato di conseguenze ulteriori chiusure di basi soprattutto sugli aeroporti delle grandi città europee.

IL MIX DI SCIOPERI E CANCELLAZIONI
Ma l’autunno sembra condividere con la recente summer anche il pericoloso mix di scioperi e cancellazioni: sventata l’ultima mobilitazione dei piloti Lufthansa, solo per il mese di settembre sono previste due giornate difficili per il settore aereo in Italia. Il 12 settembre è previsto uno sciopero di 24 indetto dal sindacato di base Cub e il 29 settembre, infine, un ampio fronte sindacale (Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl-Trasportoaereo) ha proclamato lo sciopero di quattro ore – dalle 10 alle 14 – per il personale della società BGY International Services dell’aeroporto di Bergamo Orio Al Serio. Ma la giornata più difficile dovrebbe essere quella dal 1° ottobre con il rischio di un grande sciopero nel settore low cost nel nostro Paese, soprattutto per i vettori Ryanair e Vueling. A queste date vanno aggiunte le continue mobilitazioni che stanno interessando la Spagna (sempre per il settore low cost) e le lotte sindacali  che interessano tutt’ora Regno Unito, Scandinavia, Germania e Francia.

Riguardo le cancellazioni, infine, nonostante il caos estivo nei maggiori hub europei (Amsterdam Schiphol, London Heathrow, Francoforte e Parigi CdG) sembra essersi ridimensionato, alcuni vettori hanno già annunciato vari tagli per la stagione invernale: in primis Lufthansa e British Airways. La compagnia low cost inglese easyJet, martoriata dalle cancellazioni durante gli ultimi mesi, prosegue però a tagliare collegamenti quasi quotidianamente , soprattutto su Londra Gatwick.

JET FUEL ALLE STELLE
In generale tutti i vettori stanno ridimensionando o ricalibrando i loro network invernali; anche perché alle incognite sopra descritte inizia a pesare come un macigno il prezzo elevato del jet fuel. Secondo Iata – l’associazione internazionale delle compagnie aeree – sia nella fase di crescita elevata del costo del carburante sia negli ultimi due mesi quando il prezzo del petrolio è leggermente calato, non c’è stata proporzionalità tra il greggio e il jet fuel. Il direttore generale di Iata, Willie Walsh, ha fatto capire quindi che i prezzi del jet fuel sarebbero gonfiati.

Walsh sottolinea come la scorsa settimana la differenza tra il costo del greggio e quello del carburante abbia raggiunto il 50%, quando la media storica di dieci anni pre Covid (2009-2019) si è attestata in una differenza del 19%. Un divario che «che non ricordo di aver mai visto prima –  ha detto Walsh – Alcune compagnie aeree hanno intrapreso operazioni di hedging negli ultimi mesi solo per proteggersi dalla volatilità del prezzo del jet fuel». Il tema è scottante perché con prezzi così elevati sta già portando a una forte pressione sui conti delle compagnie aeree che dovranno scaricare tali costi sulle tariffe.

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