Meglio martedì, mercoledì e giovedì – preferibilmente di mattina – mai venerdì, domenica e lunedì. Il vademecum del volo ideale siglato dal presidente di Enac, Pierluigi Di Palma, arriva (quasi) fuori tempo massimo, con l’estate agli sgoccioli e disagi a catena nei cieli europei tra luglio e agosto. E sì che cancellazioni e ritardi già a giugno avevano fatto scattare l’allarme rosso, tanto che l’Ente nazionale per l’aviazione civile si era mosso addirittura per varare un piano anti caos per il 2025.
Cosa stia succedendo lo ha raccontato Di Palma in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. «Siamo vicini al collasso, gli aeroporti non reggono più. Un aereo fa 6-8 voli al giorno, un terzo più di prima: gli scali iniziano a non reggere i flussi e si accumulano ritardi. C’è una crisi del sistema determinata dalla crescita e la domanda di viaggio continua a superare l’offerta».
Il traffico aereo, in sostanza, è in aumento vertiginoso e l’infrastruttura europea, nella sua complessità, non è più in grado di sostenere questi ritmi. Ed ecco la reazione a catena, spiega Di Palma: «Il primo ritardo che un volo registra difficilmente lo azzera, anzi: con il passare delle ore aumenta e questo si ripercuote sui viaggi successivi».
E meno male che, grazie alla tregua estiva, gli scioperi aerei in Italia sono banditi fino al 5 settembre. Una toppa servita solo a procurare guai peggiori, nonostante le assicurazioni del comparto di un’estate meno problematica rispetto al passato. Macchè.
«La verità – spiega Di Palma al quotidiano di via Solferino – è che in Europa non ci sono stati molti investimenti dopo la pandemia, anche tra le società di gestione del traffico aereo. Enav in Italia è un’eccezione, ma subisce le difficoltà degli altri che durante il Covid hanno mandato a casa i professionisti. E i nuovi assunti richiedono un certo periodo di formazione».
Qualche numero, snocciolato dal presidente di Enac: «A giugno gli aeroporti italiani hanno registrato 21,5 milioni di passeggeri, più di quelli di luglio (21,2 milioni) e agosto (21,3 milioni) 2023. Un record dietro l’altro e l’Europa sembra avvicinarsi al collasso da questo punto di vista. Del resto non si possono più pianificare i flussi prevedendo aerei con un tasso di riempimento medio del 75% perché oggi sono pieni al 90%. A parità di voli nei terminal si riversano più persone e così nelle ore di picco non c’è spazio».
Risultato? Di Palma è esplicito: «Se non si aumentano gli addetti ai banconi del check-in, alla sicurezza, alla gestione dei bagagli, all’imbarco allora si registrano lunghe code, disagi, maggiore tensione. Bergamo, Bologna, Palermo, Catania, Napoli e anche Venezia sono gli scali da seguire con maggiore attenzione. Dal prossimo inverno dobbiamo iniziare a mettere ordine alle infrastrutture aeroportuali».
Pesa, forse, una programmazione extralarge dei voli. «Dopo la pandemia – sottolinea Di Palma – i numeri davano una ripresa del traffico ai livelli del 2019 addirittura al 2028. Siamo al 2024 e abbiamo già superato quei valori. Diciamo che è stata “stressata” la programmazione rispetto a una domanda che non si può oggettivamente rifiutare».