by Fabrizio Condò | 26 Agosto 2024 10:48
Meglio martedì, mercoledì e giovedì – preferibilmente di mattina – mai venerdì, domenica e lunedì. Il vademecum del volo ideale siglato dal presidente di Enac, Pierluigi Di Palma, arriva (quasi) fuori tempo massimo, con l’estate agli sgoccioli e disagi a catena nei cieli europei tra luglio e agosto. E sì che cancellazioni e ritardi già a giugno avevano fatto scattare l’allarme rosso, tanto che l’Ente nazionale per l’aviazione civile si era mosso addirittura per varare un piano anti caos per il 2025[1].
Cosa stia succedendo lo ha raccontato Di Palma in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. «Siamo vicini al collasso, gli aeroporti non reggono più. Un aereo fa 6-8 voli al giorno, un terzo più di prima: gli scali iniziano a non reggere i flussi e si accumulano ritardi. C’è una crisi del sistema determinata dalla crescita e la domanda di viaggio continua a superare l’offerta».
Il traffico aereo, in sostanza, è in aumento vertiginoso e l’infrastruttura europea, nella sua complessità, non è più in grado di sostenere questi ritmi. Ed ecco la reazione a catena, spiega Di Palma: «Il primo ritardo che un volo registra difficilmente lo azzera, anzi: con il passare delle ore aumenta e questo si ripercuote sui viaggi successivi».
E meno male che, grazie alla tregua estiva, gli scioperi aerei in Italia sono banditi fino al 5 settembre[2]. Una toppa servita solo a procurare guai peggiori, nonostante le assicurazioni del comparto di un’estate meno problematica rispetto al passato. Macchè.
«La verità – spiega Di Palma al quotidiano di via Solferino – è che in Europa non ci sono stati molti investimenti dopo la pandemia, anche tra le società di gestione del traffico aereo. Enav in Italia è un’eccezione, ma subisce le difficoltà degli altri che durante il Covid hanno mandato a casa i professionisti. E i nuovi assunti richiedono un certo periodo di formazione».
Qualche numero, snocciolato dal presidente di Enac: «A giugno gli aeroporti italiani hanno registrato 21,5 milioni di passeggeri, più di quelli di luglio (21,2 milioni) e agosto (21,3 milioni) 2023. Un record dietro l’altro e l’Europa sembra avvicinarsi al collasso da questo punto di vista. Del resto non si possono più pianificare i flussi prevedendo aerei con un tasso di riempimento medio del 75% perché oggi sono pieni al 90%. A parità di voli nei terminal si riversano più persone e così nelle ore di picco non c’è spazio».
Risultato? Di Palma è esplicito: «Se non si aumentano gli addetti ai banconi del check-in, alla sicurezza, alla gestione dei bagagli, all’imbarco allora si registrano lunghe code, disagi, maggiore tensione. Bergamo, Bologna, Palermo, Catania, Napoli e anche Venezia sono gli scali da seguire con maggiore attenzione. Dal prossimo inverno dobbiamo iniziare a mettere ordine alle infrastrutture aeroportuali».
Pesa, forse, una programmazione extralarge dei voli. «Dopo la pandemia – sottolinea Di Palma – i numeri davano una ripresa del traffico ai livelli del 2019 addirittura al 2028. Siamo al 2024 e abbiamo già superato quei valori. Diciamo che è stata “stressata” la programmazione rispetto a una domanda che non si può oggettivamente rifiutare».
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