Capri si muove a difesa della tassa di sbarco. Il Comune dell’isola ricorre in Commissione Tributaria Regionale impugnando la sentenza che ha accolto parzialmente il ricorso di una società di charter marittimi.
Si tratta di un’azienda della penisola sorrentina che ha messo in discussione la legittimità del contributo di sbarco da versare alle casse del Comune di Capri. L’assessore comunale al Bilancio e Tributi Salvatore Ciuccio ha annunciato l’opposizione alla sentenza.
«Impugneremo in commissione tributaria il provvedimento perché ci sembra assurdo che siccome la società in questione ha eseguito nel periodo interessato 306 viaggi va pagato il contributo solo per 306 persone – ha dichiarato l’assessore – È come dire che ha trasportato un solo passeggero a viaggio, e questo è quantomeno inverosimile. Va detto poi che altri vettori ricorrenti si sono visti rigettare in toto il ricorso e sono stati addirittura condannati a pagare le spese legali al Comune di Capri. In ogni caso per determinare il contributo di sbarco ora il numero dei passeggeri deve essere certificato da parte dei vettori al momento dell’attracco».
La tassa di sbarco è stata varata dall’Ancim, l’associazione dei comuni delle isole minori, e a Capri è in vigore dal 2012. È compresa nel costo del biglietto dei mezzi che portano sull’isola, emessi dalle compagnie di navigazione che incassano il contributo e a cadenza periodica lo versano ai comuni di Capri e Anacapri e poi utilizzato per finanziare servizi aggiuntivi turistici e ambientali. Nel 2018 la tassa ha portato circa 1 milione e 700mila euro al Comune di Capri e 1 milione e 800mila euro a quello di Anacapri.