Caro prezzi, tasche degli italiani più “leggere” di 1.800 euro

26 Luglio 12:48 2022 Stampa questo articolo

La fiammata dei prezzi ha reso più leggeri i portafogli degli italiani che hanno perso 1.756 euro a testa in tre anni (-9,1%). Tra giugno 2019 e giugno 2022, il reddito pro capite è diminuito in valore assoluto soprattutto nel nord est: -2.104 euro. Ma in termini relativi, l’inflazione ha picchiato duro principalmente al Mezzogiorno con un -10%. Mentre a livello regionale il caro vita ha morso di più nel Trentino Alto Adige, con una perdita del potere di acquisto di 2.962 euro (-12,3%). È quanto evidenzia un’analisi del Centro Studi Tagliacarne sull’impatto dell’indice Istat dei prezzi al consumo sul reddito degli italiani nell’ultimo triennio.

«Le regioni del Mezzogiorno rischiano di essere discriminate non solo a causa dell’incremento dei prezzi, ma anche per il minor livello dei redditi e a causa della composizione del loro “paniere” di consumo”. A sottolinearlo è Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, che aggiunge: «Se, ad esempio, rapportiamo la riduzione di potere di acquisto al complesso dei beni e servizi prodotti vediamo che la perdita del Mezzogiorno è in termini relativi superiore di circa un terzo a quella subita dal centro nord, con punte molto alte in Sicilia, Puglia e Calabria. Inoltre, la maggiore componente di consumi alimentari delle famiglie del sud, a fronte dei rincari particolarmente alti degli ultimi mesi, le espone a ulteriore penalizzazione».

Più nel dettaglio dopo il Trentino Alto Adige, le perdite nelle tasche degli italiani registrano valori superiori ai 2mila euro in Emilia Romagna (-2.136 euro), Friuli-Venezia Giulia (-2.049) e in Lombardia (-2.021). Sul fronte opposto valori più bassi inferiori ai 1.400 euro si rilevano in Calabria (-1.334), Campania (-1.303), Basilicata (-1.295) e Molise (-1.287).

Tuttavia, è in particolare nel Mezzogiorno che il tasso d’inflazione sul reddito pro capite disponibile incide in maniera più generalizzata. Ben sei delle 10 regioni che registrano cali percentuali maggiori della media nazionale sono, infatti, del sud dove a pesare sono soprattutto le spinte inflattive su prezzi di casa, energia e alimentari.

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Andrea Lovelock
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