Molto rumore per nulla. E così l’avanzata poderosa del governo sul caro voli, con tanto di dl Asset varato nell’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva, si è tramutata appena 43 giorni dopo in una precipitosa ritirata sotto le cannonate di mister Ryanair. Sta di fatto che ora l’esecutivo ha deciso di correggere la norma contenuta nel provvedimento, mirata a contenere le tariffe aeree soprattutto riguardo ai collegamenti per le isole, passando la patata bollente all’Antitrust. In un emendamento del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al testo del decreto all’esame in Commissione Industria del Senato, sarà infatti eliminato il riferimento al prezzo massimo (200% del costo medio), riconducendo gli accertamenti di eventuali abusi attraverso il “coordinamento algoritmico delle tariffe” al campo di intese restrittive della concorrenza, che è materia di pertinenza dell’Authority. Insomma, il polverone alzato ha generato un po’ di confusione, tanto che tra gli addetti ai lavori riecheggia, ironicamente, il famoso slogan di matrice partenopea: «Facite ammuina!».
Urso, però, reagisce e precisa: «Sul caro voli nessun tetto, ma lo stesso obiettivo e il riferimento al +200% resta come indicativo per l’Antitrust. Sul dl Asset pensiamo di presentare un emendamento che superi l’ostacolo – che secondo alcune interpretazioni ci potrebbe essere stato – in merito al tetto del 200% delle tariffe aeree, con tre misure che raggiungono lo stesso obiettivo conferendo specifici e maggiori poteri all’Autorità per la concorrenza e il mercato e all’Autorità dei trasporti». L’obiettivo indicato dal ministro è «contrastare ogni eventuale distorsione di mercato a cominciare dall’algoritmo, che potrebbe profilare l’utente e creare un fenomeno distorsivo del mercato stesso». «Inoltre – conclude Urso – abbiamo reso più trasparente l’attività nel settore aereo, per consentire a qualunque operatore di conoscere le condizioni di mercato nel Paese, i sussidi e gli incentivi dati dai singoli aeroporti e per far conoscere all’utente come si forma il prezzo finale».
LA PALLA ALL’ANTITRUST E IL GOL DI O’LEARY
Vada come vada, dunque, sarà l’Antitrust a verificare l’eventuale iniquità del prezzo della compagnia aerea, in base ai principi di abuso di posizione dominante, ma solo in un secondo momento. Per informare al meglio i consumatori, inoltre, l’Antitrust pubblicherà sul proprio sito un documento, costantemente aggiornato anche con le pronunce delle Corte di Giustizia, sui diritti degli utenti in relazione alla trasparenza delle condizioni di prezzo praticabili dalle compagnie.
Si tratta di una correzione significativa con la quale l’esecutivo prova a evitare eventuali contestazioni da parte della Commissione Ue (di cui avevamo ventilato l’ipotesi in questo articolo), visto che vige la piena libertà delle compagnie aeree di fissare le tariffe seguendo le logiche di mercato. Di fatto, questa correzione in corsa assegna un punto a favore di Michael O’Leary, il ceo della Ryanair che aveva lanciato un vero e proprio attacco al governo Meloni: prima annunciando il taglio dei voli sulla Sardegna, poi definendo la nuova legge «spazzatura» e chiedendone il ritiro, infine auspicando le dimissioni del presidente dell’Enac, Pierluigi Di Palma.
Ma il fatto nuovo più eclatante nell’iter di questa contestatissima nuova normativa è la cancellazione del “divieto di fissazione dinamica delle tariffe modulata in relazione al tempo della prenotazione”, laddove si verifichino contestualmente tre condizioni, ovvero che si tratti di rotte nazionali di collegamento con le Isole (Sardegna e Sicilia), se applicate durante un periodo di picco della domanda aerea legata alla stagionalità e se ne deriva un prezzo di vendita del biglietto superiore del +200% superiore alla tariffa media. Ora queste tre condizioni vengono menzionate nella ‘correzione’ della norma come tipologìe di comportamento dell’aerolinea che possono essere prese in esame dall’Antitrust per avviare un eventuale procedimento nei confronti del vettore.
Nella normativa all’esame della Commissione Industria del Senato resta invece la stretta sull’attività di profilazione web dell’utente-passeggero o sulla tipologia di dispositivi elettronici utilizzati per finalizzare le prenotazioni, quando questo comporta un “pregiudizio economico dell’utente”.
A tal proposito, secondo quanto riportano fonti vicine alla Commissione del Senato, potrebbero esserci variazioni anche nel passaggio del decreto che prevede il divieto in vigore di pubblicizzare voli aerei con prezzi che non includono spese e tasse “prevedibili al momento della pubblicazione dell’offerta”.
Pressochè invariato, infine, il comma della normativa che riguarda gli incentivi erogati dai gestori aeroportuali alle compagnie aeree per l’avvio di rotte che secondo lo stesso ministro Urso lo scorso anno si sono attestati intorno ai 300 milioni di euro, in buona parte ad appannaggio di Ryanair. Nel testo viene fatto esplicito obbligo ai gestori di pubblicare sui loro siti web i criteri di concessione e i requisiti per l’accesso agli incentivi, per garantire massima trasparenza e soprattutto viene di nuovo menzionata la vigilanza dell’Antitrust.
I SINDACATI: «L’ELEFANTE HA PARTORITO UN TOPOLINO»
Non si è fatta attendere la replica dei sindacati. «L’elefante ha partorito un topolino – attacca il segretario generale della Filt Cgil Sardegna, Arnaldo Boeddu – L’ennesima marcia indietro del governo non stupisce, non sono specificate bene neppure le azioni che dovranno essere messe in atto in base alla profilazione web. Sarebbe stato meglio convocare congiuntamente al tavolo ministeriale le compagnie aeree, le società di gestione e le organizzazioni sindacali. Solo con questa modalità, si sarebbe potuto costruire un percorso condiviso che, oltre ad evitare il caro voli, avrebbe affrontato in maniera seria l’applicazione dei contratti collettivi di lavoro soprattutto nei confronti delle compagnie low cost che usufruiscono di centinaia di milioni di euro di contributi».
«Siamo preoccupati per questo passo indietro rispetto ai tetti massimi per le tariffe aeree – osserva il segretario generale della Uil Trasporti Sardegna, William Zonca – perché ritenevamo che, soprattutto per quanto riguarda i collegamenti da e per le isole, fosse un aspetto fondamentale per evitare quella speculazione che viene fatta dai vettori in maniera spropositata. Il governo doveva tenere la barra dritta su questa idea del tetto massimo e a questo punto pensiamo che, in prospettiva di un nuovo bando sulla continuità territoriale, venga meglio specificata la possibilità di incrementare le tariffe con un prezzo calmierato, che sicuramente non può più essere lasciata solo in mano ai vettori, ma serve l’aiuto dell’Antitrust per evitare speculazioni sui passeggeri».
Andrea Lovelock e Fabrizio Condò