by Fabrizio Condò | 18 Dicembre 2024 12:30
Corsi, ricorsi, algoritmi e “topolini”. E così, 15 mesi dopo, l’Antitrust ci riporta tutti insieme appassionatamente alla casella di partenza sul caro voli[1]. Occhio alle coincidenze.
“L’elefante ha partorito un topolino”: è così che il 19 settembre 2023 la Cgil sarda bolla la retromarcia del governo sul dl asset[2] – varato poco più di un mese prima[3] per arginare le tariffe aeree alle stelle nel picco estivo – decidendo di passare la patata bollente all’Antitrust, che su segnalazione del Codacons aveva già avviato a fine 2022 un procedimento per verificare l’esistenza di un cartello sui voli per la Sicilia[4].
Oggi, 18 dicembre, a una settimana esatta da Natale – altro momento critico dell’anno per i rincari aerei, appena mitigati dal varo del Sicilia Express targato Tti[5] – il titolo non cambia: “La montagna ha partorito il topolino”. Forse qualcosa di più.
Uno status quo determinato dall’Antitrust, che ha prorogato al 31 dicembre 2025[6] il termine dell’indagine conoscitiva relativa agli “algoritmi di prezzo nel trasporto aereo passeggeri sulle rotte nazionali da e per la Sicilia e la Sardegna”, avviata il 14 novembre 2023[7].
In realtà, stando al rapporto preliminare dell’Authority pubblicato lo scorso 26 novembre – senza troppa pubblicità – qualche conclusione possiamo trarla eccome. Nel documento, che certifica l’analisi di un anno, l’Antitrust tende a liquidare le polemiche come “strumentali”, scrive Il Foglio, in un articolo che prende di mira il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, che in un emendamento al testo del decreto aveva eliminato il riferimento al prezzo massimo, dopo la reprimenda dell’Ue[8] e le bordate al governo di alcune compagnie, Ryanair in testa[9].
“Il prezzo medio di un biglietto aereo per le rotte insulari – rimarca l’Antitrust nel rapporto di 200 pagine – è nell’ordine di 60-80 euro e la parte preponderante dei viaggiatori risulta aver pagato meno di 100 euro, mentre solo un’esigua percentuale di essi ha pagato prezzi superiori a 150 euro”.
Insomma, clienti soddisfatti e “va tutto bene madama la marchesa”, altro che levata di scudi contro le compagnie. Che non sono poi così brutte e cattive se, come fa intendere l’Authority, agiscono – scrive sempre Il Foglio – nell’ambito di un mercato “dinamico e concorrenziale, nel quale l’andamento dei prezzi riflette le condizioni di domanda e offerta. E se si comprano i biglietti in anticipo, si risparmia fino al 50%”.
Consiglio, ci consentirà l’Authority, non proprio originale, ma che almeno la Regione Siciliana ha colto al volo[10], con un decreto che dimezza le tariffe per i residenti tra il 7 dicembre 2024 e il 6 gennaio 2025.
D’altronde, denuncia Assoutenti, nel periodo delle feste, i costi “hanno già sfondato la soglia dei 600 euro a passeggero per molte tratte” per le due isole principali[11], con forti rincari anche sulla Calabria.
“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”: operazione Gattopardo perfettamente riuscita. Almeno per ora.
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