Cartolina da mamma Cagliari – Il Reportage

by Fabrizio Condò | 14 Ottobre 2024 7:00

La “matrilinearità” è una spada dritta che, come la statale 131, taglia la Sardegna da sud a nord. Cagliari è l’impugnatura, capoluogo forte e orgoglioso, sballottato dalla tramontana o avvolto dallo scirocco, come in questi giorni. Specialità della casa, come “sa fregula” o il maialetto arrosto, un antipasto dei piaceri del palato che verranno. Il vero segreto, però, risiede nel Dna dell’isola, dove storia, cultura e tradizione sono declinate al femminile.

Prendete Mariantonia Urru, 80 anni tondi tondi, titolare di un’azienda leader nell’artigianato tessile sardo fondata nel 1981, allargata dal 2000 ai suoi 4 figli. Il marchio, legato ai più noti designer internazionali, parla chiaro: MU, tutto passa da lei. Siede al telaio da quando ha 14 anni, lo spirito, e non solo, è rimasto intatto. Siamo a Samugheo, nel Barigadu, poco più di 100 km da Cagliari. È un caldo sabato pomeriggio di inizio settembre, l’ennesima tappa “in rosa” del viaggio organizzato per noi da Orientare Srl, uno di quelli che ti lasciano il segno. La nostra guida, il giornalista Giuseppe Murru, è il padrone di casa perfetto.

L’appuntamento con lui, venerdì mattina dopo il volo all’alba, è all’Antico Caffè, accucciato ai piedi del Bastione di Saint Remy, che vigila dall’alto su Cagliari come un cane da guardia. Un’istituzione più che un locale, trasuda storia e fascino a partire dai tavolini in ghisa e marmo, dove si sono alternati Grazia Deledda, Gabriele D’Annunzio, Salvatore Quasimodo, Emilio Lussu e D.H. Lawrence, che ribattezzò la città “la bianca Gerusalemme”.

Giganti della letteratura in cerca d’ispirazione e con lo sguardo, chissà, proiettato al di là della strada, un centinaio di metri appena: qui, al principio della salita, spunta un altro spicchio di storia, il Caffè Tramer, dove Antonio Gramsci aveva l’abitudine di gustare meringhe. Cagliari sa come prenderti per la gola.

Magistrale e creativa, ad esempio, l’interpretazione culinaria del ristorante “Vitanova”, gestito solo da donne, come volevasi dimostrare: al timone lo chef Laura Sechi e la socia Rita Caletti. Cucina bene in vista, fragranze in perfetta armonia con i sapori: dai tagliolini con crema di astice e salicornia alla tàrtare di ombrina con “su callu ‘e crabittu” (caglio di capretto): non va spiegato, va provato.

Il tour ha i colori di un rosa intenso, lo abbiamo detto, come quelli dello specchio di mare che si ammira dalla cima del Castello – il quartiere medievale fortificato, gli altri tre del centro storico sono Villanova, Stampace e Marina – tinto dai fenicotteri, placidamente in equilibrio su una zampa nello stagno del Parco naturale Molentargius con le famose saline. Un microcosmo, come ogni località della Sardegna.

Allai, ad esempio, sempre nel Barigadu: 400 abitanti, un nome che affonda le radici nell’antichità e riconduce al divino (Allah). Ma soprattutto sede di un museo archeologico diffuso di rara bellezza, che merita più visibilità. Anche qui “guida” una donna, Mara Cossu, tra inedite testimonianze archeologiche. L’enogastronomia fa il resto: pranzo a base di prodotti locali sotto la “lolla” (tettoia) della piazza. C’è il tempo di assaggiare le splendide acque del Poetto, sotto la “Sella del diavolo”, ma niente paura: per esorcizzarlo basta rievocare le Domus de janas. Avvolte da un alone di mistero, le oltre 3.500 grotte dell’isola richiamano antiche favole e le fate. L’altra faccia della matrilinearità.

TESORI E MUSEI

Costumi sardi

C’è la regia di Orientare dietro l’attività dei Musei Civici di Cagliari. Nel Museo d’arte siamese “Stefano Cardu”, ospitato nella Cittadella dei musei, oltre 1.300 manufatti provenienti dall’Oriente. Attraversata Porta Cristina ecco Palazzo di Città, accanto alla cattedrale: all’interno una retrospettiva dedicata al grande fotografo Robert Capa. Su uno dei sette colli svetta il castello di San Michele, stazione radio durante la guerra e oggi centro d’arte e cultura.

Era invece una polveriera regia sabauda di fine Settecento la Galleria Comunale d’Arte, immersa nel verde dei giardini pubblici, con 580 opere della collezione Ingrao. L’ex mattatoio ospita invece il Centro comunale d’arte Exma.

Nel Barigadu tre chicche: il Museo Cima di Allai, con 8.200 reperti archeologici che raccontano la storia della Sardegna. Lasciandosi alle spalle la caratteristica Casa sull’albero – ecosostenibile, costruita su tre piani, la prima pubblica in Italia – si arriva a Samugheo, sede del Murats, Museo unico regionale dell’arte tessile sarda, zeppo di meraviglie senza tempo. Non si vive di soli Nuraghi.

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