Quasi nessuno tra i contagiati a Maiorca sarebbe stato vaccinato. È una delle premesse necessarie per scrivere di quanto avvenuto, nelle scorse ore, nella principale destinazione delle Baleari. Un fatto che, come la scorsa estate, ha impropriamente messo alla gogna le vacanze-portatrici-di-Covid, senza operare alcuna distinzione tra turismo e movida incurante delle regole.
Detto questo, possiamo passare alla cronaca. Circa 850 giovani in vacanza sull’isola sono risultati positivi alla variante Delta e altri tremila sono stati messi in quarantena preventiva una volta rientrati a Madrid. Un maxi focolaio, quello scoppiato a Palma di Maiorca, alimentato – scrive El Pais – da feste in camere d’albergo e nei locali, gite in barca e un enorme concerto reggaeton nella Plaza de Toros del capoluogo, poi sospeso dalla polizia proprio perché violava le norme anti virus.
Sull’isola – inserita, tra l’altro, dal governo inglese nella lista verde delle mete turistiche – l’utilizzo delle mascherine all’aperto da sabato scorso non è più obbligatorio, purché sia mantenuto il distanziamento sociale. Misura che evidentemente non è stata rispettata, tanto che le autorità locali hanno aperto un’inchiesta sul concertone e su nove hotel della zona di Arenal de Llucmajor.
I ragazzi al centro del focolaio sono tutti spagnoli e provenienti da Madrid, Galizia, Comunità Valenciana, Paesi Baschi, Murcia, Castiglia-La Mancia, Aragón e Catalogna, giunti a Maiorca per festeggiare la fine dell’anno scolastico.
Dopo il caso Maiorca, è subito scattata una sorta di nuova allerta turismo. Il tema sostenuto da scienziati e virologi è quello delle “vacanze controllate”. Francesco Vaia, direttore dell’Inmi Spallanzani di Roma, ha lanciato un vero e proprio appello agli italiani, chiedendo di «essere attenti e partire solo con la seconda dose di vaccino già fatta».
In un’intervista a Il Messaggero è intervenuto anche Fabio Ciciliano, componente del Comitato tecnico scientifico dall’inizio della pandemia, secondo cui il green pass introdotto dall’Europa non basterà a porci al riparo dalla diffusione della variante Delta. «È uno strumento utile, ma non infallibile», invitando anch’egli «chi si mette in viaggio, soprattutto i ragazzi» a farlo soltanto dopo avere concluso il percorso vaccinale. «I giovani italiani che viaggeranno in mezza Europa, dopo le limitazioni di questi mesi, tenderanno a socializzare, a frequentare i luoghi del divertimento, a incontrare coetanei provenienti da altri Paesi – afferma l’esperto – Il mio auspicio è che prima di partire, si vaccinino. Affidarsi al semplice test antigenico potrebbe essere un’insidia».
Auspici, questi, che trovano riscontro nei primi dati sulla relazione tra immunità e vacanze. Da un’indagine Coldiretti-Ixè sull’estate 2021 risulta, infatti, che oltre sei italiani su dieci (63%) sarebbero disposti a spostare le ferie pur di vaccinarsi.
Intanto, il Financial Times ha elaborato un’analisi secondo cui in Italia la variante Delta sarebbe intorno al 26%. Mentre risulterebbe dominante in Gran Bretagna e Portogallo, con una concentrazione del 98 e del 96%. Oltreoceano gli Stati Uniti sarebbero al 31%.