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La crociata di Uber contro il governo Meloni

Uber da adobe

Uber

Due minuti per leggere una lettera aperta, un’ora per attendere un Uber. In fondo è sempre una questione di tempo, fa notare ironicamente Lorenzo Pireddu, general manager di Uber Italia, che in una lettera aperta agli italiani alla piattaforma punta il dito contro il governo Meloni per la cosiddetta manovra salva taxi, che rischia di affossare gli Ncc.

Perché se – è appunto l’incipit – “per leggere questa lettera impiegherete circa due minuti, forse tra qualche mese per prendere un Uber in Italia dovrete impiegarne 60”. La bozza del decreto ministeriale, presentata dal ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, infatti prevede che – scrive Pireddu – “il tempo obbligatorio di attesa in Italia per un utente sarà di 60 minuti, a fronte di un tempo di attesa medio di 5 minuti per una corsa Uber in Europa. Perché a Roma o Milano le persone devono aspettare 55 minuti in più rispetto a Parigi o Madrid?”.

Ma il j’accuse di Pireddu non finisce qui. Perché il provvedimento include il divieto di utilizzare ogni forma di disintermediazione per la stipula di contratti di trasporto connessi ai servizi (suscitando anche le ire di Fiavet) e richiama l’imposizione agli Ncc di rientrare in rimessa tra una corsa e l’altra, norma poi dichiarata anticostituzionale. Divieti che per il gm di Uber Italia sono del tutto immotivati, a fronte di una carenza evidente e strutturale per quanto concerne il trasporto in Italia.

Nel 2023 l’app di Uber ha registrato in Italia 23 milioni di accessi. I nostri meriti sono lampanti, ribadisce Pireddu: “Rispondendo a un semplice problema – come posso spostarmi dal punto A al punto B in modo facile e immediato? – negli ultimi 15 anni abbiamo cambiato il modo in cui le persone si muovono nelle città di tutto il mondo”.

Quindici, come le città italiane in cui Uber è presente, “perché spostarsi con noi non dev’essere un privilegio di New York, Parigi, Milano o Roma. Dopo le berline nere degli Ncc, abbiamo aperto il servizio anche ai taxi, perché non siamo qui per dividere, ma per innovare”.

Uber, dunque, auspica un passo indietro del governo e una riforma complessiva del sistema. L’attualità, però, non induce all’ottimismo, chiude Pireddu: “Da italiani ci siamo rassegnati a code infinite e a non trovare una corsa quando ci serve. Il governo sembra però non voler risolvere la situazione, ma addirittura andare nella direzione opposta a quello che serve ai cittadini. Gli italiani meritano di vivere in città meno trafficate e con maggiori, non minori, opzioni di mobilità. La mia domanda, quindi, è molto semplice: dove vogliamo andare?”.

Contro la norma salva-taxi, che prevede anche l’introduzione dell’obbligo di registro elettronico per gli Ncc, le associazioni di categoria hanno indetto uno sciopero il 25 marzo a Roma.

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