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Caso risorse avanzate: il travel rivuole i “suoi” 105 milioni

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Centocinque milioni di euro. A tanto corrispondono, calcolatrice alla mano, i residui delle risorse stanziate dal 2020 ad oggi dal governo italiano per agenzie di viaggi e tour operator. Soldi messi a bilancio ma non spesi, per intenderci. Un tesoretto di cui ora il turismo organizzato chiede conto perché sia reindirizzato al settore, sventando il rischio – secondo alcuni concreto – che venga “dimenticato” e poi disperso o finanche dirottato su partite estranee al comparto.

La richiesta, spuntata nel corso dei tavoli con le associazioni convocati a luglio dal Mitur, cadde illo tempore nel vuoto. Oggi, a quanto si apprende, l’industria si prepara a tornare alla carica per riprendersi il “maltolto”.

Ma da dove provengono i soldi avanzati? Vediamolo nel dettaglio. I primi – circa 80 milioni – sarebbero il residuo di Digitour, il cosiddetto tax credit digitalizzazione. Una misura prevista dal Pnrr, gestita da Invitalia e concessa dal ministero del Turismo, volta a sostenere gli investimenti in sviluppo digitale di adv e t.o. attraverso un credito d’imposta fino al 50% per un importo massimo di 25.000 euro.

La cifra totale stanziata era di 98 milioni, di cui solo i 18 milioni per il 2022 sono stati effettivamente spesi. Per gli anni successivi erano previsti 10 milioni per il 2023, altrettanti per il 2024 e ben 60 milioni per il 2025. Ma il bando per l’anno in corso latita e il turismo organizzato chiede che non si areni, e anzi venga al più presto attivato. Questo, va detto, sarebbe il momento più propizio. Il trade sta riprendendo quota dopo la batosta del Covid e solo ora è davvero pronto a investire nella digitalizzazione prevista dal recovery plan. La richiesta, per farla breve, è la seguente: si faccia quanto promesso.

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Il secondo avanzo – pari a 25 milioni di euro – ha invece una storia molto più lunga e complessa. Proviene infatti dal primo fondo stanziato a favore del comparto. La misura risale al 2020: l’allora ministro per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo, Dario Franceschini, stabilì una dotazione iniziale di 25 milioni nell’ambito del decreto Rilancio. Al tempo considerato iniquo, il fondo a risarcimento dei danni subiti dalle aziende del travel in pandemia fu poi rimpolpato con il decreto Agosto, per un totale di 265 milioni di euro.

Ma la storia, come ricordiamo, non finisce qui. Fu il successivo decreto Ristori 1, sotto il governo Conte, a prevederne il rifinanziamento con ulteriori 400 milioni di euro. Un sostanzioso colpo di mano che vide balzare a 625 milioni di euro (al netto dei 40 destinati a guide turistiche e accompagnatori) i soldi a disposizione di agenzie di viaggi e tour operator.

A conti e divisioni fatti, a quanto si apprende, su tale fondo pende un residuo di 25 milioni di euro. Pari – pura casualità – alla cifra inizialmente stanziata da Franceschini. Soldi che il turismo organizzato vorrebbe tornassero a sua disposizione, come logica impone. Sotto quale forma? La risposta degli addetti ai lavori è netta: «Vorremmo che fossero sommati ai 39 milioni di ristori previsti per il 2021», di cui, sebbene il 30 ottobre siano stati assegnati, ancora oggi si attende l’erogazione. Le perdite quell’anno furono «ingentissime», circa 10,5 miliardi di ricavi andati in fumo sempre a causa del Covid.

Ebbene, l’aggiunta di quei 25 milioni – seppur esigui – sarebbe balsamo su una ferita che il settore ancora non ha del tutto sanato. La palla ora passa al governo, nelle persona del ministro del Turismo Daniela Santanchè, dna da imprenditrice, che più volte ha saputo dimostrare empatia per le aziende del settore. L’auspicio è che, sì ascolti, ma soprattutto traduca in rapida azione la richiesta di redistribuzione di questi 105 milioni di euro, assegnati e mai recapitati al turismo organizzato.

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