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Caso Visibilia, Santanchè: «Non ci sarà rinvio a giudizio»

santanchè (foto dal Mitur)

Il veleno nella coda: «In caso di rinvio a giudizio (per il caso Visibilia), valuterebbe la possibilità di dimettersi?». L’ultima domanda di Marcello Foa a Daniela Santanchè sembra fare il verso al titolo della trasmissione di Radio 1 Rai, “Giù la maschera”, che ospita il ministro del Turismo di prima mattina. La risposta è telegrafica, l’incipit sintomatico: «Male non fare, paura non avere. La possibilità di un rinvio a giudizio è un’accusa. Sono confidente che questo non succederà».

Passo e chiudo. Per venti minuti buoni Santanchè affronta il tema della puntata, “Perché il turismo in Italia fa boom?”, dedicandosi a un ripasso ottimo e abbondante relativo al momento del settore, con una premessa su uno degli argomenti più caldi: la tassa di soggiorno: «C’è una riflessione in corso. Innanzitutto, non tutti i Comuni ce l’hanno: è giusto o sbagliato?».

Mentre la domanda resta sospesa nell’aria, il ministro propone la soluzione, già anticipata lo scorso weekend durante l’assemblea di Federalberghi: «Serve una proporzionalità: chi paga una camera d’hotel 1.000 euro a notte, può pagare di più di chi la paga 50 euro. La questione delle stelle degli hotel, come in altre nazioni, è più complicata, anche all’estero non c’è uniformità. Sono temi su cui ci siamo già confrontati con le associazioni di categoria, non siamo abituati a fare le cose senza ascoltare chi opera nel turismo. In ogni caso, i soldi incassati con la tassa dovrebbero essere spesi per tutto ciò che riguarda il turismo».

C’è un’altra spina nel fianco del governo: le concessioni balneari, la sentenza del Consiglio di Stato è un secchio d’acqua gelata. L’ottimismo di Santanchè non vacilla: «Il governo sta procedendo con serietà, c’è già un calendario fissato con il tavolo tecnico che si sta occupando della mappatura e c’è un’interlocuzione con l’Europa. Sono sicura che questa questione si risolverà, anche se questa fase di stallo penalizza le imprese e quando ci sono incertezze è difficile fare investimenti».

Ciò non toglie che, passata la burrasca Covid, il turismo italiano vada a gonfie vele. I risultati parlano chiaro: «Il primo merito – sottolinea – lo dobbiamo dare alle imprese e agli operatori. Il comparto ha pagato il prezzo più alto durante la pandemia». Poi rivendica: «Abbiamo un governo che ha messo al centro dell’agenda politica il turismo e vorrei ricordare che nel 2023 il settore ha trainato l’economia con un surplus, che in termini di incidenza sul Pil è salito ai livelli pre Covid».

Le buone notizie non finiscono qui: l’Italia, infatti, si afferma come prima meta per il turismo congressuale. «Questo ci fa capire – osserva il ministro – quali siano l’impegno e la credibilità della nostra nazione nel mondo. Vuol dire che l’Italia è al centro dei desideri non soltanto del turista, ma anche di chi viene per fare congressi. Ecco perché non si parla più di turismo, ma di turismi».

E snocciola i dati: «Abbiamo stanziato 19 milioni di euro per i cammini, 34 milioni per i piccoli Comuni, 75 milioni per i siti Unesco e la valorizzazione dei borghi. Il Mitur sta sostenendo questo settore. E’ vero che il turismo sta andando molto bene, però va ancora sostenuto. Ed è quello che stiamo facendo».

Poi le ultime osservazioni, prima della domanda finale “ad personam”, sulla riforma degli affitti brevi – «È stato complicato e difficile, non si deve ledere il diritto della proprietà privata, ma non ci deve essere concorrenza sleale» – e per ricordare il lavoro del Mitur sulla «decontribuzione del 15% per i lavoratori del turismo impegnati nel notturno e nel festivo e la tassazione del 5% sulle mance, che prima aveva un’aliquota più alta».

Il resto alla prossima puntata.

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