C’era una volta l’hotel. Il 70% dell’offerta è extra-alberghiera
Un punto di non ritorno oppure l’apice di un modello destinato a cambiare, ancora, il sistema ricettivo. Meno del 30% del settore dell’ospitalità in Italia è costituito dal sistema alberghiero, mentre il pezzo più grande della torta ( il 70% circa) passa in mano dell’extra-alberghiero: dall’home sharing alle case vacanze, da Airbnb fino agli agriturismi.
Il dato è inserito nel 21° Rapporto sul turismo italiano che sottolinea come il colosso di San Francisco vantava a fine 2017 un’offerta di 230mila appartamenti in Italia. Il nostro Paese è il terzo al mondo per numero di appartamenti presenti sulla piattaforma di Airbnb, dopo Usa e Francia, e questa posizione si è consolidata grazie all’assenza di una imposta di soggiorno (fino a tutto il 2016) per queste tipologie di strutture.
Dopo l’intervento del governo centrale, però, Airbnb ha iniziato anche in varie città italiane a riscuotere la tassa (Palermo è l’ultima arrivata, ndr).
IL NODO DELLA COMPETITIVITÀ. Il rapporto, presentato alla Bit di Milano da Emilio Becheri, Roberto Micera e Alfonso Morvillo, fa sorridere però il sistema turistico italiano. Il nostro Paese, infatti, rimane tra le prime cinque potenze turistiche mondiali, con 199,4 milioni di viaggiatori nel 2016 pari al 13,4% di share rispetto al movimento turistico complessivo in Europa, ed una spesa che si è attestata sui 103,6 miliardi di euro (il 7% del valore aggiunto totale prodotto in Italia). Numeri di tutto rispetto per il nostro incoming, ma c’è l’altra faccia della medaglia che deve far riflettere e riguarda le varie voci della competitività: l’Italia è solo al 124° posto globale per concorrenzialità dei prezzi, al 23° posto per efficienza delle infrastrutture e trasporti ed al 37° posto per sostenibilità dell’offerta turistica. Un deficit di posizioni che ci penalizza soprattutto presso i bacini di traffico leisure internazionale più promettenti.
Altra parte di sicuro interesse è quella legata all’evoluzione del trasporto aereo dove il 50% dei movimenti e flussi è assicurato dalle compagnie aeree low cost e la quota trasportata da Alitalia è scesa di un terzo dal 2000 a poco meno di un sesto dello scorso anno.
Infine, un capitolo stimolante dedicato ai turismi emergenti: dal turismo di lusso cresciuto in meno di tre anni del 4,5% allo shopping tourism che rappresenta la motivazione di un viaggio in Italia per il 14% degli stranieri, dal turismo delle nuove famiglie (spesso allargate) che copre il 32% dei flussi in entrata al turismo Lgbt che in Italia vale qualcosa come 2 miliardi di dollari l’anno e che vede proprio nell’Italia la destinazione più desiderata da questo target.