Effetto emergenza Covid e caro energia all’origine della chiusura del Parco faunistico di Jesolo, tra i principali attrattori della costa del nord Adriatico
Il presidente dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani, aderente a Confindustria, Luciano Pareschi tiene a precisare: «Il comparto dei parchi permanenti è stato uno dei più colpiti dalla pandemia, con lunghi periodi di chiusura, protocolli di sicurezza molto stringenti e scarsi ristori. Nonostante il buon andamento degli ultimi mesi, le aziende del settore sono ancora in difficoltà e oggi si trovano ad affrontare un nuovo ostacolo, rappresentato dall’incremento dei costi energetici: le nostre sono imprese energivore e questi aumenti esponenziali hanno un effetto dirompente sui bilanci».
Pareschi aggiunge: «Non sorprende che alcune realtà ripensino i propri piani. Lo fanno le multinazionali, come nel caso di Jesolo, e, a maggior ragione, potrebbero farlo i piccoli e medi imprenditori italiani che continuano a lottare senza il supporto delle istituzioni. Purtroppo, in un Paese che dovrebbe vivere di turismo, si continua a ignorare il valore attrattivo dei parchi divertimento che, oltre a essere aziende che generano valore, indotto e posti di lavoro, creano flussi turistici, richiamando tanti visitatori provenienti dall’Italia e dall’estero. Un altro elemento che manca è la collaborazione tra tutte le realtà del territorio affinché si possa fare rete con le istituzioni e creare un sistema virtuoso a vantaggio di tutti».
Ad oggi, l’associazione Parchi Permanenti Italiani, aderente a Confindustria, rappresenta un comparto composto da circa 230 imprese in Italia tra parchi tematici, acquatici, faunistici e avventura. Il settore occupa circa 25.000 addetti – 10.000 dipendenti fissi e 15.000 stagionali – e nel 2019 fatturava 450 milioni di euro a livello di sola biglietteria.
L’indotto vale complessivamente1 miliardo di euro considerando le realtà commerciali interne ai parchi (negozi, ristoranti, merchandising, ecc..) e 2 miliardi con quelle esterne, come hotel, manutenzioni varie, servizi in outsourcing e attività nelle vicinanze, per un totale di60.000 addetti.
Nel 2020 la perdita generalizzata del comparto è stata intorno al 75/80% rispetto al 2019 con il 20% dei parchi che ha rinunciato completamente alla stagione e diverse realtà imprenditoriali italiane passate di mano a fondi di investimento stranieri. Il 2021, tra l’apertura ritardata e le perdite dovute all’introduzione del green pass, si è chiuso in calo del 50% sul 2019.