La proroga della proroga. Quella concessa dal Mitur fino a gennaio sugli affitti brevi non basta, secondo Aigab (Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi), che chiede altri due mesi di tempo per le strutture che non sono ancora in regola con il Cin: il 34%, infatti, è ancora indietro per problemi con gli uffici comunali e regionali, a fronte di 358.220 rilasci del Codice Identificativo Nazionale.
“Per questo – spiega Aigab – abbiamo chiesto al ministero del Turismo di convocare un tavolo con le Regioni per sollecitare la soluzione delle problematiche e di emanare nel frattempo una proroga di almeno due mesi rispetto alla scadenza attuale”.
Insomma, se la maggior parte dei proprietari e dei property manager in possesso di un Cir è stata in grado di convertirlo in Cin abbastanza agevolmente, sul terreno restano ancora troppi problemi per considerare la partita chiusa.
Nel dettaglio:
– spesso i proprietari non trovano il proprio immobile associato ad alcun Cin nonostante l’accesso con Spid personale;
– quando la società è una persona giuridica in molte situazioni, soprattutto nella Regione Toscana, risulta quasi sempre impossibile, pur avendo il Cir, ottenere il Cin nella Bdsr;
– in presenza di cointestatari l’appartamento è spesso associato a solo uno di essi oppure a nessuno dei due;
– ci sono situazioni in cui la Regione Lombardia, così come l’Emilia Romagna, aveva concesso ai property manager un unico Cir a fronte di più unità immobiliari gestite: in questo caso non sono pervenute linee guida che consentano ai legittimi detentori del Cir di ottenere un Cin per ogni unità;
– le Regioni Sicilia e Campania hanno introdotto il Cir solo nel 2023/2024 e quindi l’adozione del Cin è, di fatto, una prima adozione, più complessa che in altre Regioni.
Inoltre, gli uffici di Comuni e Regioni sono ingolfati dal recupero del pregresso e quindi molto spesso non prendono in carico le nuove richieste di ottenimento del Cir, pur in presenza dei legittimi requisiti, facendo incorrere proprietari e property manager in situazioni di impossibilità di messa a reddito dei propri immobili, dopo aver effettuato investimenti.
Oltre al rischio di incorrere in sanzioni dal 2 gennaio 2025 – perché in queste situazioni, sottolinea Aigab, non si sarà in grado di avere né il Cin sulle Ota, né la loro esposizione sui portoni d’ingresso – i proprietari che avevano un Cir che non riescono a convertire in un Cin potranno anche trovarsi in una situazione di lucro cessante. Le piattaforme, in base al decreto legge del 18 ottobre 2023, bloccheranno infatti gli annunci sprovvisti di Cin, non consentendo più di prendere prenotazioni a chi ne aveva diritto, con il rischio di causare danni anche agli ospiti che hanno confermato e pagato prenotazioni con il check-in nel 2025.
AFFITTI BREVI E DIMORE STORICHE
Intanto, proprio nelle scorse ore, al Castello di Roncade, in Veneto, il convegno “Affitti brevi: la ricaduta economica del turismo culturale sul territorio. Overtourism vs Turismo delle Radici”, promosso dall’Associazione Dimore Storiche Italiane, Adsi, nell’ambito del ciclo di convegni nazionali patrocinati dal ministero della Cultura su “La valorizzazione ed il sostegno dei Beni Culturali privati”.
Partecipando all’evento, l’assessore regionale al Turismo, Federico Caner, ha sottolineato come «nel 2023 il turismo veneto ha raggiunto il record di oltre 71 milioni di presenze e 20 milioni di arrivi, superando i dati pre-pandemia. Nei primi nove mesi del 2024, il trend positivo è proseguito, con un aumento dell’1,4% di presenze e dell’1,6% di arrivi. Questo successo ci richiama a un compito cruciale: garantire un turismo sostenibile e responsabile che valorizzi il territorio senza comprometterne l’integrità e la vivibilità. Degli oltre 71 milioni di pernottamenti, circa 41 sono registrati nelle strutture extralberghiere e gli affitti brevi hanno ormai un peso molto rilevante, elemento su cui è necessario riflettere».
Secondo il presidente Adsi Veneto, Giulio Gidoni, «l’overtourism e il problema degli affitti brevi hanno due genesi differenti. Senza dubbio l’aumento dei prezzi ha influito sulla crescita della richiesta di affitti brevi. In tutto ciò è imprescindibile immaginare a “breve termine” una legislazione specifica sul fronte delle dimore storiche data la loro peculiarità».
«Il tema degli affitti brevi – ha aggiunto Giacomo di Thiene, presidente nazionale Adsi – va guardato da più punti di vista: quello dei luoghi travolti dalle masse di turisti e quello delle aree interne, dove i turisti potrebbero portare nuovo sviluppo sostenibile nel medio e lungo termine. Sviluppare turismo anche attraverso l’ospitalità a breve termine credo possa costituire una risorsa per il Paese, un modo per influenzare il futuro del mondo in un dialogo continuo con il passato».