Cina in agenzia, si può fare di più

06 Febbraio 07:00 2019 Stampa questo articolo

Oltre 140 milioni di visitatori nel 2018 (+1,4% rispetto all’anno precedente) e una previsione di un +5% nel 2019 del turismo incoming, per un giro di affari di circa 105 miliardi di euro. Sono i grandi numeri della Cina, indicata dalle stime del World Travel Monitor condotto da Ipk International, quale destinazione turistica leader del mondo entro il 2030. Secondo le agenzie di viaggi italiane, però, la domanda del Paese stenta a decollare, complici la mancanza di visibilità e una scarsa formazione da parte degli operatori specializzati.

«Il prodotto è diversificato e si vende anche su misura. Oltre al classico Pechino, Xi’an e Shanghai, qualcuno si è spinto fino ai monti Huangshan – le montagne gialle dell’Anhui – che hanno ispirato il film Avatar. Ma i numeri sono ancora troppo bassi – sottolinea Laura Carbone, senior travel sales manager di Cantore Viaggi a Genova – La Cina paga una mancanza di comunicazione efficace e un’immagine un po’ distorta che ancora vige nel nostro Paese. La qualità delle strutture, invece, è ottima. Basti pensare al Ritz-Carlton Sanya a Yalong Bay o alla Spa del Six Senses Qing Cheng Mountain». Per Carbone serve un lavoro sinergico tra t.o. ed ente nazionale, «più formazione al trade con webinar e soprattutto fam trip a pagamento, per chi è davvero interessato».

Secondo Giada Vignoli, titolare de Le Gabbianelle a Cinisello Balsamo (Milano) è necessario che il Paese del Dragone si apra di più al turismo estero: «È un territorio così vasto ma allo stesso tempo chiuso, quasi misterioso, e dove la gente parla poco l’inglese. Un atteggiamento che crea una ingiustificata diffidenza verso luoghi e persone, custodi di paesaggi naturalistici unici e di una storia millenaria». Per ottimizzare i tempi e visitare le principali attrazioni, i clienti dell’agenzia lombarda – principalmente over 45 – scelgono tour organizzati: 10 giorni tra Pechino, Xi’an, Shanghai, Guilin e Hangzhou quotati circa 2mila euro per persona, voli esclusi.

Pratiche per la Cina in aumento per Gracilia Viaggi & Turismo a Frosinone, «anche se per molti Oriente è più sinonimo di Giappone. Si lavora molto sul comparto business ma ancora troppo poco sul leisure e così la Cina resta oggi meta per viaggiatori esperti. Molti senior, ma anche gruppi di amici. Nessuna luna di miele – spiega il tour leader, Marco Santoro». Insomma, il gigante asiatico pare subire la concorrenza del vicino Giappone che, forte di una massiccia campagna promozionale e di formazione, da gennaio a luglio 2018 secondo la Jnto ha già accolto oltre 80mila italiani. «Se il Paese del Sol Levante va di moda, la Cina non ancora», spiega Paola Setti, titolare di Destinazioni ad Amelia (Terni), che ammette come molti agenti siano i primi a non conoscere il prodotto. «Diversi cataloghi presentano la Cina in combinato. Ma proponendo anche questa soluzione, i clienti acquistano, a volte il solo Giappone».

Relegato a prodotto di nicchia, il Paese del Dragone «probabilmente paga anche lo scotto di una nomea infondata, che la associa a un territorio di sola manodopera da sfruttare per piccole e grandi aziende», afferma Alessia Della Valle di Viaggi in 3D a Correggio (Reggio Emilia). Ma lo sforzo per sensibilizzare i clienti italiani è appena iniziato e la Cina si prepara ad aprire le proprie porte a nuovi target. «Chi ci va ne resta affascinato e torna entusiasta. E tra qualche anno – rilancia Marco Santoro – il nord del Paese e il turismo balneare potrebbero essere le vere sorprese».

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Silvia Pigozzo
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