by Roberta Moncada | 17 Novembre 2020 11:11
«Sono assolutamente fiducioso del fatto che, non appena la pandemia sarà finita e le frontiere riaperte, porteremo sempre più turisti cinesi in giro per il mondo». Parola di Bowen Sun, direttore del centro di ricerca sulla globalizzazione di Trip.com, principale Ota cinese, intervenuto al panel “China Tourism Forum” di Wtm Virtual 2020, per discutere di prospettive del turismo cinese in uscita.
Ma Bowen Sun non è il solo a credere che il mercato cinese, già primo al mondo con 155 milioni di turisti in uscita nel 2019, e una spesa di 133 miliardi di dollari, sarà uno dei principali driver per la ripresa del turismo nel post-coronavirus. Secondo Adam Wu, ceo della società di consulenza Cbn Travel e moderatore del panel, la ripresa del mercato interno cinese, sancita anche dai numeri della “Golden Week”[1] di ottobre, è un ottimo segnale anche per gli operatori europei interessati ad accogliere flussi dalla Cina.
Infatti, secondo uno studio di Ivy Alliance Tourism Consulting, China Comfort Travel Group, e Pacific Asia Travel Association da lui citato, il 45% dei cinesi desidera viaggiare all’estero il prima possibile. Tra le tipologie di viaggio preferite per le future vacanze emergono dal sondaggio i viaggi culturali, i viaggi in famiglia, i food-tour e le attività all’aria aperta. Dati che confermano i trend già registrati durante le vacanze di maggio e ottobre, che hanno visto i viaggi indipendenti o in piccoli gruppi, il “self-drive tourism”, e le vacanze in luoghi rurali, in netta crescita rispetto allo scorso anno.
Un ruolo centrale, in questo senso, lo avranno – e lo hanno già – i grandi portali di prenotazione online come Trip.com, che, come sottolineato da Sun, stanno già studiando insieme a governi e player privati strategie per rivitalizzare l’industria, e organizzare corridoi turistici e travel bubbles, usufruendo anche di sistemi di test veloci per Covid-19 e misure di quarantena.
Ma come attirare i futuri flussi di turisti cinesi? Fondamentale, per Marcus Lee, presidente della società International China Investment Forum e relatore di un altro dibattito del Wtm Virtual, dal titolo proprio “Come attirare investimenti e turismo outbound dalla Cina durante e post Covid-19, non sprecare questi mesi in cui le frontiere sono chiuse.
Anzi, bisogna fare tesoro del tempo a disposizione per lavorare sulla comunicazione e stabilire già una connessione, anche emotiva, con i potenziali visitatori. Avere quindi un proprio sito internet in cinese, che sia visibile in Cina e non sia soggetto alla censura del “Great Firewall” (la barriera virtuale che separa l’internet cinese da quello del resto del mondo), e garantirsi una presenza costante sui social network (Wechat, Weibo, Douyun, ec,..), creando contenuti mirati e targettizzati, e non soltanto tradotti.
Da non sottovalutare, secondo Lee, anche la partecipazione ai numerosi webinar, fiere online, e piattaforme di e-learning, sia come pubblico che come relatori, per spiegare la propria destinazione o prodotto agli addetti ai lavori. Ultima, ma non per importanza, la copertura sui media classici, che coprono un bacino di utenza importante, parallelamente ai social.
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