Dal viaggio dell’anno scorso era tornato senza più voglia di vendere una Cina banale, perché «non se lo merita il Paese, e non me lo merito neanch’io». Detto, fatto. A distanza di alcuni mesi, a Milano, Michele Serra, amministratore delegato di Mistral Tour Internazionale e presidente di Quality Group, ha condiviso con la stampa il lancio di una nuova Cina.
«Un vero prodotto di classe – ha raccontato Serra durante una cena di primavera in un ristorante cinese di eleganza e qualità indimenticabili – che da meta popolare è diventato un viaggio più profondo, per persone preparate, e che al nostro target medio-alto proponiamo da quest’anno solo in viaggi di gruppo, con una spesa tra prezzo e qualità della programmazione che oggi è aumentata del 20% rispetto al 2019».
La destinazione, storico e primo prodotto di Mistral dal 1978 al 2007, è candidata a scalare velocemente la classifica dei travel trend degli anni a venire. Assente dal fatturato boom del 2023, ha obiettivi di crescita ambiziosi, con l’operatore che punta a raggiungere 1500 passeggeri già nel 2024, primo anno di ripresa del turismo, favorita dall’assenza dell’obbligo di visto.
«Io, che sono “profeta riconosciuto” dal novembre 2019, ho spinto per la ripartenza di una ricchezza del nostro cuore, reinvestendo su questo Paese affascinante, misterioso, del sogno – ha continuato l’appassionato manager – Dopo anni di chiusura ai turisti c’è stato lo stop nelle richieste, con l’unanime refrain di “non è più la vera Cina”, con l’antico Paese riempitosi di gru alla rincorsa di nuovi palazzi, strade e ferrovie. Ma dal 2017 la Cina è diventata molto più bella: per la sua evoluzione tecnologica, la riscoperta della tradizione e della sua immensa cultura che recupera con orgoglio, con grattacieli in forma di pagode ad esempio».
«Un Paese gigantesco – osserva ancora Serra – raggiungibile per trasporti, hotel alla portata di tutti e l’imbarazzo della scelta per tanti itinerari. Una rinascita, la nostra, supportata dalla voglia di ricominciare con un nuovo classico, anche nel modo di vendere la destinazione, con tanta cura, la formazione di un team dedicato interno e degli agenti di viaggi, un nuovo corrispondente più giovane e moderno nell’ufficio di Pechino».
Nell’ex prodotto più sognato da tutti, diventato pressoché sconosciuto ai più, è cambiata anche la qualità delle proposte. Viaggi pieni di occasioni per vivere dal di dentro un mondo lontano dalla globalizzazione e difficile da assimilare, eppure estremante all’avanguardia e con aree di incredibile bellezza.
«I viaggiatori entreranno in contatto con la popolazione locale per momenti autentici di conoscenza e scambio, come essere ospiti a cena nelle case di abitanti selezionati, o incontrare maestri di tai chi – conclude Serra – Insomma, i turisti troveranno in Cina il paradiso e una popolazione molto aperta che vuole essere nostra amica, sogna gli Stati Uniti e ha una simpatia “sfegatata” per l’Europa».
Entusiasta di questo momento importante, con alcune novità già in catalogo e molte altre in arrivo, anche Marco Peci, direttore commerciale Quality Group. «La Cina è il Paese più difficile da comprendere, ma restituisce grandi emozioni. È giovane, di forte energia e gran voglia di vivere, non sanno comunicare ma sono contenti e hanno benessere».
«Agli italiani – suggerisce Peci – raccomando di stimare la loro cultura e di andare oltre le molte contraddizioni che il Paese manifesta. Dopo un passato di tanti volumi di passeggeri e molti rinnovi di prodotti, ora l’apertura delle frontiere e una domanda interessante ci fanno gioire anche per ragioni di affetto, perché noi amiamo la Cina e dovremmo farci affascinare tutti dalla destinazione».
Nel 25esimo anno di attività di Quality Group, si riconferma dunque il collante di passione e credibilità del consorzio di 9 tour operator. Come riconosce il presidente Serra, «il mercato si è rivolto a noi per la specializzazione e, soprattutto dopo il Covid, per la personalizzazione e l’organizzazione, con richiesta di garanzie e assistenza in loco. Lavorando accanto ai territori, il turismo organizzato cresce di più e si candida a turismo di qualità, che non guarda al prezzo e affossa la standardizzazione senza diventare un fenomeno elitario».