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City tax, quanto mi costi. La mappa dei rincari

soldi adobe

Parigi varrà pure una messa, ma costa un occhio della testa. Reduce dai fasti (e dai mega-rincari) olimpici, la Ville Lumière si issa in vetta alla tabella delle city tax, con quasi 15 euro a notte per soggiornare nei palazzi. Per toccare l’altra estremità dobbiamo scendere ad Atene, dove la gabella minima è di 50 centesimi, meno di un caffè. Per il resto, si sale e si scende, a seconda delle località, ma una cosa è certa: i turisti hanno già sperimentato sulla loro pelle che quest’anno la tariffa della tassa è salita in tutta Europa. Ed è destinata a lievitare ulteriormente, tanto da diventare una voce non più trascurabile in sede di preventivo e prenotazione di una vacanza.

Tema di grande attualità anche in Italia, dove si susseguono gli incontri con le associazioni di categoria, coordinati dal ministero del Turismo, in merito alla revisione dell’imposta.

OCCHIO AI COSTI EXTRA

Ecco perché, già dalla scorsa primavera, gli esperti di assicurazioni di viaggio di Quotezone hanno delineato una mappa dei rincari delle city tax in tutti i Paesi del Vecchio continente. «Le nuove e crescenti tasse turistiche in tutta Europa – ha sottolineato Tiffany Mealiff di Quotezone – consentono alle città di finanziare le iniziative promosse per attirare più vacanzieri, sostenere le infrastrutture e le imprese locali, oltre a prevenire i danni derivanti dall’overtourism. Quindi, un viaggio in una qualsiasi città comporta potenziali costi aggiuntivi: le tasse turistiche variano da meno di 1 euro a quasi 15 euro e possono essere per persona o per notte».

Ma quali sono le modalità di applicazione dell’imposta che sta facendo discutere ovunque? «Molte tariffe – spiega Mealiff – si basano sulla classificazione dell’hotel o sul tipo di alloggio e variano da città a città, a seconda che i singoli individui paghino per ogni notte o per l’intero viaggio. Il 45% dei viaggiatori dichiara di non pianificare spese aggiuntive durante le vacanze, quindi è sempre importante controllare prima del viaggio per evitare costose sorprese».

E allora ecco una carrellata delle tasse di soggiorno applicate nelle principali località turistiche d’Europa.

ATENE

Ad Atene l’imposta varia a seconda della categoria dell’hotel e del periodo dell’anno. Il governo greco ha introdotto la cosiddetta “tassa di resilienza alla crisi climatica” per addebitare ai turisti una cifra compresa tra 0,50 e 10 euro per camera a notte.

BARCELLONA

In prima linea nella battaglia contro l’overtourism – dal 2029 adios alle case vacanzaBarcellona, a partire dal primo ottobre, ha introdotto una nuova tassa di soggiorno: 7,50 euro+10% Iva per gli hotel a 5 Stelle, 5,70 + 10% Iva per gli hotel a 4 Stelle, 5 + 10% Iva per gli hotel a 3 stelle, 6,25+10% Iva per abitazione per uso turistico.

BERLINO

Di recente Berlino ha aumentato la tassa di soggiorno: i turisti ora devono pagare il 5% del prezzo della camera, Iva e costi di servizio esclusi.

BUDAPEST

Ai visitatori viene addebitato un ulteriore 4% a notte, calcolato in base al prezzo della camera. Da specificare che l’Ungheria applica una tassa di soggiorno solo a Budapest.

DUBROVNIK

Nella città croata i turisti devono pagare 2,65 euro a persona per notte da aprile a settembre. Per il resto dell’anno il governo ha ridotto la tassa a 1,86 euro.

LISBONA

La capitale portoghese applica una tariffa di 2 euro per ogni notte di soggiorno, per un massimo di sette notti, a persona.

MANCHESTER

Nella città britannica è stata introdotta una tassa di soggiorno di una sterlina per camera e a notte in 73 hotel, con l’obiettivo di foraggiare misure per attirare un maggior numero di turisti. In un anno sono state raccolte oltre 2 milioni di sterline per finanziare la pulizia delle strade e le campagne di marketing.

PARIGI

Nella capitale francese la tassa varia in base al tipo di alloggio. La tariffa più cara è di 14,95 euro per il soggiorno nei palazzi; per un albergo a 4 stelle si pagano 8,13 euro. Solo 0,65 euro nei campeggi a una o due stelle.

PRAGA

Per i visitatori di Praga la tassa di soggiorno è aumentata da 21 a 50 czk al giorno (da 0,82 a 1,97 euro circa). Il ricavato è stato utilizzato come strumento per compensare i costi associati al turismo e aumentare il reddito complessivo della città.

COME FUNZIONA DA NOI?

In Italia la tassa di soggiorno può essere istituita dai capoluoghi di provincia e dai Comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o delle città d’arte e da quelli che hanno sede giuridica nelle isole minori. Uno studio della Banca d’Italia, diffuso nel 2018, aveva quantificato in 5.730 i Comuni che rientrano in queste categorie, circa il 70% del totale. Ma, forse nel timore che si traduca in un deterrente per i turisti, soltanto il 22% di questi (1.268) ha di fatto applicato il tributo nel 2023, per un incasso pari a 778 milioni di euro.

RIVOLUZIONE IN VISTA

Poi in estate sono cominciate a circolare voci di una rimodulazione dell’imposta, cioè un aumento da un minimo di 5 euro a camera fino a 25 nel segmento luxury ed extralusso, creando malumori, prima che il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, stroncasse le ipotesi, parlando di «allarmismo infondato da parte della stampa internazionale: evidentemente il turismo italiano inizia a far paura e cercano di colpirci come possono. Le interlocuzioni riprenderanno a settembre con le associazioni di categoria interessate».

E così è stato. Le linee guida per la riforma della tax city sono sgorgate dal vertice a tre fra Santanchè, il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, e il presidente dell’Anci, Roberto Pella: in sintesi, semplificare la disciplina sulla tassa di soggiorno, che sarà uguale su tutto il territorio nazionale e i Comuni potranno scegliere se applicarla o meno anche laddove finora non è in vigore. L’obiettivo è trasformare la gabella in imposta di scopo, per restituire soldi al settore del turismo e destinarli anche a decoro urbano e sicurezza.

Al tavolo tecnico il compito di studiare le fasce di prezzo per rendere la tassa proporzionale al costo della stanza. E c’è un’altra novità. Nel confronto precedente fra Leo e Santanchè la discussione si era soffermata, non tanto sull’entità dei possibili incrementi da applicare alla tassa, quanto sulle modalità di riscossione. E poiché lo stesso viceministro all’Economia ha chiarito che «l’albergatore non sarà né soggetto passivo dell’imposta, né tantomeno sostituto», significa che sarà il turista a pagare direttamente la tassa a differenza di quanto avviene attualmente, con la struttura che raccoglie il versamento e lo gira poi al Comune.

ALBERGATORI TITUBANTI

Se l’Anci ha gradito il tema della semplificazione e delle garanzie per tutelare albergatori e sindaci, le associazioni di categoria, convocate al Mitur, qualcosa da dire ce l’hanno. Per Assoturismo Confesercenti, ad esempio, la soluzione di buon senso sarebbe quella di calcolare l’imposta in percentuale sul prezzo effettivo cui è venduta la camera, con un tetto massimo del 5% dell’importo e comunque non oltre i 10 euro a notte. Federalberghi, Confindustria Alberghi e Assohotel hanno ribadito le loro priorità: “No a meccanismi che favoriscano l’aumento della pressione fiscale su famiglie e imprese e prevedano l’applicazione della tassa anche nei Comuni non turistici. Va definito un meccanismo semplice da comunicare al cliente e facile da applicare per il gestore”.

INTANTO A VENEZIA

Capitolo a parte riguarda Venezia che la sua rivoluzione già l’ha fatta. A metà luglio si è chiusa la fase sperimentale del ticket per accedere al centro storico. L’iniziativa prevede il pagamento di 5 euro per i visitatori giornalieri che entrano tra le 8,30 e le 16 nei fine settimana. Il provvedimento dovrebbe entrare pienamente in vigore nel 2025 e il biglietto potrebbe anche salire a 10 euro.

Nelle 15 giornate in cui è stato applicato, il contributo di accesso è stato pagato da circa 440.000 persone, per un totale di 2,2 milioni di euro incassati dal Comune, cifra che è andata ben oltre le aspettative. Inoltre, chiunque pernotti a Venezia in vacanza paga una tariffa compresa tra 1 e 5 euro nel costo dell’alloggio. Un bel tesoretto per la municipalità, insomma.

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