Clima, proteste e cybercrime: la mappa dei rischi del travel
Dai cambiamenti geopolitici agli obblighi di duty of care (e quindi della cura del personale). È stata pubblicata, da International Sos, la nuova Travel Risk Map, con la top 10 di quelle che sono le previsioni di rischio per i viaggiatori nel 2020. La mappa è stata presentata insieme al sondaggio Business Resilience Trend Watch, condotto in collaborazione con Ipsos Mori su un campione di oltre 1.300 rappresentati del business travel.
Si parte dal cambiamento geopolitico, che secondo il team International Sos – il Travel Management Council – sarà la sfida principale delle imprese. A seguire, i problemi di salute mentale, in costante aumento, così come quelli fisici e l’insorgenza di malattie infettive causate da cose come i cambiamenti climatici (con grande impatto sull’ambiente), l’aumento dell’urbanizzazione, la diminuzione delle vaccinazioni e una sicurezza sempre più labile.
Altro punto individuato, e di grande attualità, è la criminalità informatica. Fino al bleisure travel, che amplificherà il dibattito relativo alla possibile responsabilità del datore di lavoro verso il dipendente all’estero anche rispetto alle attività svolte nel tempo libero, ai millennial e alla generazione Z e alla scare risorse (complice anche la poca esperienza) di tante startup e Pmi.
Ci sono poi i risultati della Business Resilience Trends Watch, che rivelano come il 51% dei business travel manager prevede di cambiare destinazioni nel 2020, in quanto crede che i rischi legati alla sicurezza e alla salute siano in aumento nell’ultimo anno. Il 47%, invece, prevede che questi rischi continuino ad aumentare nel corso dell’anno:
1. Minacce alla sicurezza (68%): +23% rispetto al 2018;
2. Disordini civili (52%): +14% rispetto al 2018;
3. Disordini geopolitici (52%): +20% rispetto al 2018;
4. Calamità naturali (51%): +15% rispetto al 2018.
Oltre a questi fattori critici, le aziende prevedono un forte aumento della probabilità di modifica degli itinerari di viaggio a causa di:
1. Epidemie (31%): previsto un aumento del +19% rispetto all’impatto reale nel 2018;
2. Malattie infettive (35%): previsto un aumento del +17% rispetto all’impatto reale nel 2018;
3. Detenzione e sequestro (29%): previsto un aumento del 17% rispetto all’impatto reale nel 2018.
Doug Quarry, manager director di International Sos, ha dichiarato: «Le minacce che le aziende, le organizzazioni e i loro dipendenti stanno affrontando colpiscono sia le economie mature, sia quelle emergenti. È incoraggiante vedere che chi ha il potere decisionale è sempre più consapevole di tutto ciò. Calcolando che oltre 1,7 trilioni di dollari saranno investiti dalle società entro il 2022, senza tenere conto del capitale umano e degli impatti sulla produttività derivanti dalle criticità legate ai viaggi, è importante che le aziende siano in grado di anticipare ogni possibile rischio potenziale. Attraverso informazioni, strumenti e supporto in loco, le società dovrebbero, e possono, pianificare i rischi previsti e salvaguardare i propri dipendenti e investimenti».
Le nuove ed emergenti abitudini dei viaggiatori, sia a livello nazionale che internazionale, unite alla diversificazione dei dipendenti, fanno emergere delle aree di rischio grigie.
I datori di lavoro non stanno adeguando le travel policy in linea con i nuovi potenziali fattori di rischio e quindi le persone scelgono di muoversi al di fuori delle linee guida quando queste limitano l’utilizzo del loro mezzo di trasporto preferito o la scelta su dove alloggiare.
Sorprendentemente, meno di un terzo delle società include la sicurezza informatica tra le policy di viaggio. Questo, ad esempio, potrebbe potenzialmente aprire a contenziosi e provocare danni alla reputazione, nonché portare conseguenze negative per i dipendenti e per l’azienda.