Climate change, nel 2040 il turista-sciatore si estinguerà
L’annuncio choc al Corriere del Ticino proviene da un accademico di prestigio, il professor Claudio Visentin, docente al Master in International Tourism all’Università della Svizzera Italiana: «La stagione degli sport invernali come la conosciamo oggi non ha futuro. I repentini cambiamenti climatici sono destinati a moltiplicarsi accrescendo, di anno in anno, i disagi per il mancato innevamento sulle Alpi. Purtroppo gli oltre 150 milioni di appassionati sciatori, che ogni anno affollano nel centinaia di località sciistiche, dovranno adattarsi ad altre modalità di fruizione della classica “vacanza bianca”»
A conti fatti, archiviata la classica settimana bianca, anche gli operatori specializzati dovranno reinventare il prodotto-neve e presidiare il mercato con offerte ad alta diversificazione. Lo sci, infatti, sarà solo una delle tante componenti di un soggiorno non più del tutto “bianco”, ma comunque salutare perché consumato in alta montagna.
In alcuni comprensori sciistici alpini, entro 20 anni, non sarà dunque più possibile attivare gli impianti di risalita e questo significa una riconversione del bene-montagna – proprio la scorsa settimana è arrivato il via libera del Consiglio dei ministri al ddl Montagna, con lo stanziamento di oltre un miliardo di euro fino al 2033 – e degli sport legati alla neve che deve essere affrontata subito da comunità locali, amministrazioni pubbliche e operatori. E l’accademico della Usi ribadisce: «Nessuno si illuda di fronte a una nevicata più intensa di altre, perché, purtroppo da un punto di vista turistico, la stagione degli sport invernali non ha futuro. Già adesso il periodo per sciare si è ridotto di un mese rispetto al recente passato: i costi per le imprese sono uguali se non maggiori, ma i profitti si sono inevitabilmente ridotti. Inoltre, domina l’imprevedibilità: una volta si programmava la settimana bianca con mesi di anticipo, oggi è impossibile farlo».
La drastica diagnosi del professor Visentin si conclude con una considerazione ancora più esplicita: «Per chi studia le dinamiche del turismo, il quadro è molto chiaro e anche se qualcuno non sarà d’accordo: i numeri attuali non torneranno più. Serve una ritirata ordinata, sapendo, senza farsi soverchie illusioni, che si possono salvare in parte presenze e occupazione solo diversificando l’offerta e orientandosi sulle attività apprezzate dalle giovani e giovanissime generazioni: trekking, mountain bike, parapendio, zipline e così via».