Più piccola nelle dimensioni, con maggiori voli, costi più bassi e un utile operativo da raggiungere nel 2022. Sarebbe questo il futuro della nuova Alitalia secondo quanto rivelato da un documento confidenziale denominato senza troppi giri di parole «Piano Industriale definitivo» (elaborato da Ferrovie dello Stato con Delta Air Lines), e svelato da Il Sole 24 Ore.
Un documento, però, «soggetto a modifiche da parte di altro partner industriale», il quarto socio che non c’è ancora e che potrebbe arrivare (Atlantia, ndr) il prossimo lunedì.
Sul fronte dei numeri, se per la nuova compagnia «è previsto un aumento di capitale pari a 700 milioni di euro il primo gennaio 2020», l’aumento dei ricavi a regime dovrebbe essere di 548 milioni di euro in più rispetto al 2018, con la conseguenza che i risultati rimarrebbero in rosso fino al 2021. Verrebbe, quindi, raggiunto l’utile operativo (Ebit) nel 2022 con 53,9 milioni e nel 2023 con 134 milioni, rispetto ai -340 milioni del 2018.
La Nuova Alitalia, continua l’articolo del quotidiano economico, dal primo gennaio 2020 avrebbe una flotta composta 102 aerei (15 in meno rispetto agli attuali), per poi arrivare a 109 nel 2023; tra questi, ci sarebbero anche i velivoli a lungo raggio, oggi 26, destinati a scendere a 23 l’anno prossimo per risalire fino a 25 nel 2023, quando ci saranno 11 A330 e 14 B777-200.
A questo proposito, è da sottolineare il fatto che nel progetto alternativo presentato da Lufthansa l’anno scorso, le attività di Alitalia sarebbero state acquisite con “solo” 74 aerei.
IL PIANO DEGLI ESUBERI. Il piano dice la sua anche per quanto riguarda gli esuberi, previsti sia nel personale di terra della sede, nello staff e nel commerciale (in tutto si parla di 740 dipendenti a tempo pieno con un risparmio di 14 milioni). Per il personale di volo, invece, sarebbero in arrivo aumenti di produttività (i riposi mensili ridotti da 10 a 9 per piloti e assistenti di volo) e riduzioni di voci di stipendio (per i piloti, l’obiettivo sono 131mila contro i 138mila attuali, per gli assistenti di volo si passerebbe da 51mila a 48mila euro l’anno).
Ma non è tutto: il network del futuro vedrebbe la concentrazione “su mercati con minore concorrenza delle compagnie low cost” e l’uscita da tutte le rotte “non profittevoli e non strategiche”. Tradotto, significa la conferma di Fiumicino come hub per i voli a lungo raggio, lo spostamento di Milano Linate su una “clientela prevalentemente business ad alto valore” grazie all’introduzione di nuove rotte per Stoccolma, Copenaghen, Helsinki, Lisbona, Vienna (e la soppressione di Ginevra, Lussemburgo, Pescara, Reggio Calabria, Trieste).
LE ROTTE DA TAGLIARE. In totale, sarebbero così 15 le destinazioni di corto raggio eliminate da tutti gli aeroporti italiani (da Fiumicino, ad esempio, ci sarebbe la chiusura dei voli per Malaga, Casablanca, Dusseldorf, Kiev, Marsiglia, Tolosa, Valencia, Teheran, con l’inserimento di Bergamo, Dubrovnik, Bucarest, Spalato, Vienna, Zagabria). Verranno invece sostituiti con treni ad Alta velocità di Fs i voli per Roma da Pisa, Firenze, Napoli, a partire dal 2022.
Nel lungo raggio è prevista la cancellazione di 5 rotte (da Fiumicino per Johannesburg, Delhi, L’Avana, Santiago del Cile; da Malpensa per Malè), mentre saranno aperte da Fiumicino sia San Francisco (solo in estate), sia Washington (tutto l’anno) e Shanghai.
Il piano, infine, prevede un aumento delle ore di volo medie di ogni aereo. Le ore di volo totali scenderebbero dalle 397mila del 2018 a 392mila nel 2020, quindi salirebbero a 405mila nel 2021 fino a 435mila nel 2023. Mentre sul fronte di alleanze e joint venture, nel piano si fa menzione del “rafforzamento” della collaborazione con “altri partner SkyTeam/Delta per potenziare le rotte strategiche di lungo raggio”, della collaborazione con gli altri alleati di Delta (Aeroméxico, la canadese Westjet, la brasiliana Gol), e del “ripristino di una joint venture sul medio raggio europeo” con Air France-Klm.
Sul piano della Nuova Alitalia sono intervenuti subito i sindacati, che per bocca del segretario generale, Claudio Tarlazzi, e del segretario nazionale, Ivan Viglietti, della Uiltrasporti hanno espresso tutte le loro perplessità. «Se fossero confermate le anticipazioni di stampa su riduzione della flotta di lungo raggio, esuberi e tagli salariali, saranno per noi inaccettabili ed in netta contrapposizione sia con quanto richiesto dalla nostra organizzazione sindacale e sia con gli impegni assunti dal governo e dal ministro Di Maio, in direzione di un vero rilancio della compagnia di bandiera e non di un mero salvataggio».
Per Salvatore Pellecchia, segretario generale della Fit-Cisl, invece «le ipotesi che stanno circolando sui media, per quanto ci riguarda, lasciano il tempo che trovano. Da mesi sollecitiamo l’apertura della discussione sul piano industriale di Alitalia, così come da mesi abbiamo lanciato l’allarme sul tempo che passa, che non è un fattore neutro. Il ministro Di Maio, all’ultimo incontro, ha sottolineato che la cassa della compagnia è scesa a 434 milioni di euro, che per noi è un livello critico. Pertanto, attendiamo una convocazione da parte del Ministro per il 16 luglio, cioè la data successiva alla scadenza per le manifestazioni di interesse».