by Giorgio Maggi | 18 Settembre 2020 10:28
Quanto è stato fatto fino ad ora non basta. Di fronte all’andamento delle prenotazioni e al perdurare delle restrizioni alla mobilità (a ottobre, le vendite attestano a meno del 10% rispetto ai livelli del 2019, con la ripresa del traffico, rinviata al 2025, che rischia di spostarsi ancora più in là), Carsten Spohr, numero uno di Lufthansa, non esclude di dover ricorrere ad ulteriori tagli sia al personale[1] che alla flotta.
Secondo quanto riferisce Bloomberg, dopo avere già previsto il taglio di 22mila posti di lavoro e aver usufruito di un salvataggio governativo di nove miliardi di euro all’inizio di giugno, la compagnia tedesca sarebbe già al lavoro per ridurre ancora di più il numero di aeromobili presenti in flotta (nei documenti presentati agli azionisti poche settimane fa, si parlava di eliminare 100 velivoli) e per allargare il perimetro dei licenziamenti, portandola a 42mila unità.
Ma se per Lufthansa il futuro non è roseo, le altre “big” del trasporto aereo del vecchio continente non sembrano stare meglio. British Airways , ad esempio, sembra avere messo da parte (a meno che venga approvata dai sindacati) l’idea iniziale di licenziare gli equipaggi di cabina, per poi riassumerli a condizioni inferiori. Rimane ancora sul piatto, quindi, il piano di tagliare fino a 13mila posti di lavoro, parti al 30% della forza lavoro del vettore. « Stiamo viaggiando al 25-30% della nostra capacità normale», ha detto Alex Cruz, il ceo della compagnia britannica, sottolineando come sia assolutamente indispensabile aiutare la ripresa del traffico aereo riducendo il tempo di quarantena previsto nei vari Stati.
A causa della caduta della domanda, a rischio ci sarebbe addirittura il Gruppo Air France-KLM. Secondo il ministro delle Finanze olandese, Wopke Hoekstra, la sopravvivenza dell’alleanza «non è automatica». Per mantenerla, bisognerà «cambiare registro», ha detto in un’intervista neglii scorsi giorni alla tv pubblica del suo Paese. Negli scorsi mesi, il Gruppo aveva ricevuto aiuti sia dalla Stato francese per 7 miliardi di euro (sotto forma di prestiti) che da quello olandese (in tutto, si è trattato di 3,4 miliardi di euro), con lo scopo di dare vita a “piano di ristrutturazione globale”.
Sul fronte del personale, Air France ha già annunciato il taglio di 7.580 dipendenti da qui fino al 2022, mentre per Klm i licenziamenti riguarderanno 5mila lavoratori, tra piloti e equipaggi. Nel secondo trimestre del 2020, il Gruppo Air France-Klm ha accusato una perdita di 2,6 miliardi di euro, dopo avere lasciato sul campo 1,8 miliardi nel primo trimestre.
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