Moratoria “tecnica” quasi inevitabile per le concessioni balneari. Nonostante il diktat del Consiglio di Stato che a fine agosto si è pronunciato in modo definitivo sulla improrogabilità della scadenza delle concessioni balneari al 31 dicembre prossimo, appare davvero difficile rispettare le tempistiche dettate da Bruxelles, perché non sono stati ancora emessi i decreti attuativi con i quali poter predisporre i bandi per le nuove concessioni.
Lungo gli oltre 7mila km di coste italiane, sono operative a oggi oltre 15mila concessioni balneari a uso turistico, con un fatturato medio di 260mila euro/annui (fonte Fipe); solo la riviera romagnola ne vanta circa 2.050 e per ogni amministrazione locale sarà indispensabile poter avviare le gare per l’assegnazione secondo i dettami della direttiva Bolkestein.
Ed è proprio sulle tempistiche e relativi obblighi di legge che gli attuali gestori degli stabilimenti balneari si appellano e confidano in una inevitabile moratoria di almeno un altro anno. Secondo quanto riportato dai quotidiani, sono tante le amministrazioni comunali che hanno da tempo avviato veri e propri gruppi di lavoro per predisporre i bandi ma servono i decreti attuativi che il governo Meloni non ha ancora emesso.
Si prospetta, dunque, un vero e proprio scontro legale e amministrativo perché se da un lato il Consiglio di Stato, con i giudici della sesta sezione, hanno stabilito che «Tutti gli organi dello Stato hanno il dovere di disapplicare le proroghe generalizzate legislativamente previste per le scadenze delle concessioni demaniali marittime a scopo turistico ricreativo», dall’altro gli studi legali degli imprenditori balneari sostengono che le concessioni devono essere riassegnate tramite gare pubbliche; ma in questo contesto i Comuni potranno avvalersi della proroga di un anno stabilita dal governo Draghi per dare tempo alle amministrazioni di espletare le evidenze pubbliche.
L’importanza dei decreti attuativi è fin troppo evidente: dovranno, infatti, stabilire in sintesi, le regole del gioco, i punti cardine dei bandi, le modalità di svolgimento delle gare. Nei mesi scorsi, proprio Regioni e Comuni avevano presentato una proposta al governo nella quale veniva evidenziata la necessità di predisporre decreti che dessero il giusto riconoscimento del valore di impresa, al know how maturato negli anni; in altre parole del pregresso, maturato dagli attuali gestori.
E sono in tanti, tra imprenditori balneari e amministratori locali, ad affermare con certezza che i Comuni si avvarranno della finestra temporale concessa dal Governo Draghi. Questo significherebbe uno slittamento al 2025 per il varo delle nuove concessioni balneari. Il pallino ora passa al governo Meloni che in tempi rapidi dovrà ufficializzare il nuovo cronoprogramma sulla scorta di quanto stabilito dal Consiglio di Stato e magari convocare al più presto una riunione della Conferenza Stato-Regioni per sbrogliare la sempre più intrigata matassa che interessa 15mila imprese balneari.