Concordato preventivo, il mezzo fiasco del Fisco
Si tirano le somme sul concordato preventivo biennale, e come al solito c’è chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto. Conti alla mano, secondo le prime indiscrezioni sulle adesioni, il concordato preventivo biennale rivolto a una platea di 4,5 milioni di contribuenti tra imprese e professionisti (di cui 2,7 milioni di partite Iva) ha chiuso con un gettito di 1,6 miliardi di euro, vale a dire molto meno rispetto ai 2,5 miliardi preventivati.
Il patto con il Fisco si è rivelato un mezzo fiasco perché hanno aderito meno di 600mila contribuenti, vale a dire solo il 13% della platea, e con la riapertura dei termini al 12 dicembre sono state racimolate soltanto altre 57mila adesioni. Davvero poche, anche se il vice ministro Maurizio Leo si è affrettato a esprimere soddisfazione perché comunque il concordato preventivo biennale ha fatto riemergere un pò di sommerso.
La Regione dove si sono riscontrate le maggiori adesioni è risultata il Trentino Alto Adige (21% sul totale), mentre quella col più basso indice di adesione è stata la Sardegna (9%). Complessivamente, sempre secondo le prime stime, sono 180mila le partite Iva che hanno deciso di tornare affidabili nei confronti del Fisco.
Per tornare ai primi commenti del Mef, il viceministro Leo ha sottolineato che: «il bilancio del concordato è incoraggiante e dimostra che il cambio di rotta voluto da questo governo impostato su un maggior dialogo con i contribuenti può funzionare e dare i suoi risultati. Basti pensare che in un anno l’Agenzia delle Entrate (sono recenti le dimissioni del direttore Ernesto Maria Ruffini, ndr) effettua controlli solo sul 4,2% dei soggetti Isa».